- Titolo: Ritchie Blackmore – La biografia non autorizzata
- Autore: Jerry Bloom
- Casa Editrice: Tsunami Edizioni
- N° di pagine: 381
Pochi hanno avuto un impatto così forte come quello di Richard Hugh Blackmore su intere generazioni di aspiranti chitarristi.
Così riporta la prefazione di “Ritchie Blackmore – La biografia non autorizzata” di Jerry Bloom. Più che “aspiranti chitarristi”, direi intere generazioni di band e musicisti che gravitano attorno alla scena hard rock e metal. Probabilmente, assieme a Tony Iommi, il musicista più importante di tutto il movimento hard & metal.
L’autore Jerry Bloom, grazie alla sua personale conoscenza e amicizia ultra ventennale con Blackmore, ripercorre l’intera vita artistica del Man in Black, dal teatrino scolastico, alle prime collaborazione come sessionman. Dai primi concerti come turnista, fino al successo planetario con i Deep Purple e i Rainbow.
La ricerca che Bloom ha effettuato per scovare qualsiasi tipo di informazione sulle collaborazioni, sui concerti e anche su qualche aspetto della vita privata di Blackmore, è a tratti sorprendente. A volte sembra quasi che l’autore sia stato una piccola mosca pronta a gironzolare attorno al famoso chitarrista 24 ore su 24, visto quanti dettagli vengono forniti su quel concerto, quella collaborazione o sull’ennesimo scherzo partorito dalla mente dell’Uomo in Nero. Sì perché se Blackmore è unanimemente conosciuto come un chitarrista sopraffino, questa biografia mette in evidenza il suo carattere scostante e a tratti scorbutico, come da sempre si mormora nell’ambiente musicale e non. Quanti concerti dei Deep Purple sono terminati senza bis perché Ritchie Blackmore non ha voluto rientrare on stage? Genio e sregolatezza. O forse una sensibilità fuori dal comune? Questo è Ritchie Blackmore, come molte delle numerose dichiarazioni di personaggi che hanno gravitato attorno alla figura del chitarrista (e che Bloom ha sapientemente raccolto per la stesura di questo libro), sembrano voler ribadire.
Nonostante l’alta densità dei contenuti e delle informazioni che riguardano il chitarrista nero vestito, il difetto principale, che personalmente ho riscontrato in questa biografia, è la narrazione: non basta una minuziosità quasi maniacale nei dettagli, nel riportare questo o quell’avvenimento, bisogna anche saperli raccontare. E forse è proprio questo il limite maggiore di Bloom. Se da un lato i contenuti sono più che esaustivi, dall’altro la forma non sempre è soddisfacente. Forse anche per la voglia dell’autore di rimanere quanto più possibile imparziale nei giudizi. Un elenco infinito di collaborazioni (reali o presunte), concerti e dischi. Di contro vengono quasi ignorate alcune pubblicazioni discografiche del musicista, come il famoso disco dal vivo dei Rainbow “On Stage”, praticamente solo appena accennato (e ho letto le voci più disparate su questo mitico live, che avrei gradito approfondire con questo libro).
La parte finale della biografia ci porta al periodo del distacco definitivo di Blackmore dall’hard rock, col progetto di musica acustico-rinascimentale Blackmore’s Night. Finalmente Bloom esprime in maniera decisa il proprio pensiero e giudizio sul Man in Black. Ciò che traspare da questa biografia è il contrasto di quello che è un uomo difficile, a tratti cinico e distaccato, ma forse oltremodo sensibile, capace di dimostrare il proprio affetto e generosità in silenzio.
Sebbene la parte narrativa del libro non mi abbia entusiasmato né soddisfatto al 100%, “Ritchie Blackmore – La biografia non autorizzata” è vivamente consigliato perché ci permette di conoscere (o di approfondire la nostra conoscenza) su questo personaggio davvero unico e troppo importante per essere ignorato da chi bazzica nel mondo hard rock e metal.