I Riverside si collocano in quel ristretto gruppo di band che, apparse dal nulla, hanno saputo piano piano attirare la curiosità di moltissimi ascoltatori grazie al passaparola che ha sottolineato la loro notevole musica. Questi polacchi sono infatti riusciti con “Out Of Myself” prima e “Second Life Syndrome” poi ad accrescere sempre di più le fila dei loro estimatori, tanto che “Rapid Eye Movement”, il lavoro conclusivo della trilogia iniziata coi precedenti due album, era molto atteso… purtroppo non tutto è andato per il verso giusto. Diciamolo subito: “Rapid Eye Movement” è decisamente un buon album, tuttavia era lecito aspettarsi qualcosa di più. I Riverside non si sono infatti spostati minimamente da quello che è ormai il loro sound classico, in più qua e là appare qualche passaggio non del tutto riuscito (soprattutto nei momenti meno atmosferici), col risultato che “Rapid Eye Movement” appare un po’ inferiore ad “Out Of Myself” e “Second Life Syndrome” (e, sebbene tutti e tre gli album siano meritevoli di ascolto, non è bello andare in calando). Chi conosce già la musica dei Riverside sa quindi cosa aspettarsi: un soft rock atmosferico dalle venature progressive che deve tantissimo ad Anathema (soprattutto per il cantato, questa volta ancora più in primo piano rispetto al passato), Porcupine Tree e Pink Floyd (tralasciando altre influenze minori ma comunque evidenti). Detto questo pezzi come “Beyond The Eyelids”, “Schizophrenic Prayer”, “Through The Other Side” ed “Embryonic” (a mio avviso gli episodi migliori, senza nulla togliere agli altri brani) non sono canzoncine da poco e catturano l’ascoltatore in maniera gentile, ma in profondità, grazie alla loro delicata emozionalità.
Insomma, non dubito che chi ha amato i lavori precedenti apprezzerà parecchio anche “Rapid Eye Movement”, sicuramente un album superiore alla media, tuttavia personalmente (ma penso di non essere il solo), mi aspettavo più coraggio dai Riverside e spero che per il futuro i ragazzi ci riservino qualche sorpresa. Sarebbe un peccato ristagnare o continuare a calare, anche se con buoni dischi, dopo quella partenza a sorpresa che ha stupito tanto…