Alla fine del tour di ‘Paper Blood’, i Royal Hunt si sono trovati ancora una volta dinanzi alla difficile situazione di sostituire il proprio cantante. Era successo dieci anni or sono con il grandissimo DC Cooper, succede ora con John West, che comunque lascia il testimone ad un grande della scena come Mark Boals. Con lui, il leader Andrè Andersen rialza ancora una volta la testa affidandogli un ruolo importantissimo: interpretare le linee vocali del successore di ‘Paradox’, uscito originariamente nel 1997 e considerato, da molti fan della band, il capolavoro definitivo dei Royal Hunt.

Nasce così ‘Collision Course’, un album che probabilmente in pochi si aspettavano dopo l’abbandono di West e che, invece, continua a mantenere estremamente alto il livello qualitativo della compagine. A livello musicale, il trademark dei Royal Hunt è rispettato nuovamente: metal neoclassico e sinfonico con forti incursioni prog a fare da cornice alla stupenda interpretazione di Boals, sezione ritmica potente e linee melodiche di assoluto primo ordine. Non manca davvero nulla a questo disco, probabilmente uno dei migliori mai scritti da Andersen e soci in tutti questi anni di militanza nella scena. ‘Principles Of Paradox’ apre a suo modo le danze, con una sorta di lunga e maestosa introduzione in crescendo che confluisce nell’eccelsa ‘The First Rock’, la prima vera testimonianza di quanto sia valido questo CD. Boals è praticamente fantastico, Andersen si (auto) cita con intelligenza e il resto della band da vita a una prestazione corale davvero sbalorditiva, in cui ogni singolo strumento è messo al servizio della canzone in se. ‘Exit Wound’, con il suo fare sontuoso ed elegante, conferma i Royal Hunt al vertice del settore sinfonico, grazie ai continui intrecci di tastiera e chitarra e al refrain magnetico che ne caratterizza la riuscita. Arrivano, poi, le varie ‘The Clan’, ‘Tears Of The Sun’ e la conclusiva ‘Chaos A.C’ a confermare le doti di questo ‘Collision Course’, già da ora l’album di riferimento per il ’08 del settore neoclassico sinfonico. Molto interessanti, poi, anche i frangenti più vicini all’ hard rock melodico, qui rappresentati alla grande dalla bellissima ‘High Noon At The Battlefield’ e dalla presenza di ospiti di caratura mondiale come Doogie White, Ian Parry e Hanry Brockmann.
A conti fatti, dunque, il nuovo album dei Royal Hunt è una delle migliori sorprese di questo anno in campo metal. Un prodotto completo e ispirato, coinvolgente sin dai primi minuti e capace di regalare emozioni a profusione a tutti gli estimatori del genere.

Maturo, melodico, elegante e sfarzoso, insomma il classico trademark della band danese.

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