Lo ammetto, conoscevo l’esistenza dei Ruins, ma sinceramente fino ad oggi non avevo mai ascoltato nulla della loro discografia. Giunti ormai al terzo full, il duo tasmaniano, nelle quali fila milita David Haley, batterista disumano che milita nei deathster Psycroptic, oltre che ex drummer di The Amenta e Aborted. Proprio la presenza di Haley mi aveva fatto pensare di trovarmi di fronte ad una band che cavalcasse il death e il black metal più furioso e infarcito di blast beat, invece l’ascolto di “Front the Final Foes” è stato davvero sorprendente. La band tasmaniana piuttosto naviga in acque oscure e agitate, proponendoci un black metal di chiara estrazione moderna, che può ricordare i Satyricon di “Rebel Extravaganza”. I suoni sono secchi e freddi, quasi alieni e estranianti, dove i riff di chitarra creano atmosfere post atomiche e dove le velocità non sono mai esasperate, anche se i nostri non disdegnano affatto sfuriate annichilenti. L’album di certo non brilla per originalità, ma quello che colpisce è il gelo che scaturisce da ogni singola nota di “Front the Final Foes”, aumentata anche da una produzione, perfetta per il genere, fredda e tagliente, oserei dire asettica. Un album che può di certo far felici quelli che hanno apprezzato i Satyricon dell’album menzionato in precedenza, prima che impazzissero e sfornassero album di dubbia qualità come “Now Diabolical”, “Volcano” e “The Age Of Nero”. Da oggi credo che seguirò con più attenzione i passi di questi due “Diavoli della Tasmania”.