‘Liar Flags’; suoni provenienti da background musicali completamente diversi che si incocciano per esplodere in una proposta mai originale, sempre prevedibilmente lineare ma sufficientemente divertente e coinvolgente. Un album “di presa”, nato per esaurirsi alla fine dei propri quarantacinque minuti di saltelli, headbanging e sorrisi per poi ritornare vivo solo ad un eventuale ascolto successivo.
La formazione iberica, giunta al proprio secondo full-lenght presso Massacre, punta sulla sicurezza di scelte trite e ritrite ma, in caso di una certa perizia, di effetto certo. Rivolgendosi alla tradizione estrema, per saccheggiare growl cari al death e sezioni ritmiche viking, e ad un certo epic dalle tinte medievaleggianti, per rubare melodie battagliere, barocche e folcloristiche, i sei spagnoli forgiano un suono quasi obbligato a meno di essere fenomeni. Pezzi veloci, tirati e prolissi in cui le chitarre e le tastiere la fanno da padrone tessendo le trame di brani molto assimilabili tra loro, strutturalmente simili e quasi disturbanti, nei sussulti finali, a causa della loro regolarità nell’alternare riff melodico introduttivo, strofa mascherata da violenta e refrain.
Sia per i più effezionati al genere sia per chi non è abituato a navigare in acque simili, è semplice intuire il motivo portante di un disco per il quale qualcuno ha scomodato ridicoli paragoni con primi In Flames e Moonspell ma che, di quella classe, non ha neanche l’ombra. Un’opera a breve durata, invece, molto più vicina a Bal Sagoth ed Ensiferum che pur piacendo, non può andare lontano. For fanatics only.