Issate l’ancora e spiegate le vele mie prodi pirati, Capitan Rolf è tornato per guidarci in una nuova avventura! Da vent’anni a questa parte Rolf Kasparek solca con la sua ciurma i mari di tutto il mondo; da vent’anni suona sempre la stessa musica, sempre gli stessi riff, gli stessi accordi e soli, tuttavia continua a rimanere a galla. Lui, carismatico ed egocentrico leader indiscusso dei Running Wild, ci regala in questo inizio 2005 un nuovo album che farà la gioia di tutti colore che, come me, aspettavano il ritorno in grande stile della band d’Amburgo.
Cari pirati, benvenuti in “Rogues en vogue”.
Rolf è da sempre l’unico compositore dei Running Wild e il suo trademark è diventato ormai famoso in tutto il mondo. È possibile riconoscere una canzone creata dal nostro pirata preferito dopo solo pochi attimi d’ascolto e Rolf, consapevole di ciò, continua imperterrito su questa linea sapendo che i suoi fans vogliono ascoltare solamente quel tipo di composizioni che rimandano con la mente a tempi ormai passati, dove i pirati solcavano i mari e ne erano i padroni indiscussi. Fatte queste doverose premesse preparatevi dunque a salpare e a far sventolare all’orizzonte la classica bandiera nera con tanto di teschio bianco perché l’assalto dei pirati è solo all’inizio e la battaglia è ancora lunga. Il nostro viaggio in mare inizia con “Draw the line” opener dall’andamento cadenzato che ricorda nel suo incedere i pezzi presenti in “The rivalry”. Il mare è calmo, l’atmosfera allegra, il vento in poppa, siamo alla ricerca di navi da assaltare e tesori da scoprire. “Angel of mercy”, canzone più tipicamente power metal oriented e dal ritmo più sostenuto e battagliero, ci regala il giusto spirito per proseguire il viaggio; in lontananza la nostra vedetta avvista una nave e subito gli animi si infiammano. Capitan Rolf inizia a dare ordini a destra e a manca mentre la bandiera nera è issata sull’albero di maestra e ci prepariamo per l’arrembaggio. Per darci maggiore coraggio Rock‘n Rolf fa esplodere “Skeleton dance” dove un muro sonoro di chitarre si fa largo attraverso le casse dello stereo per poi lasciare spazio alla successiva “Skull & bones” (da aggiungersi alla lunghissima lista di hits del gruppo) rocciosissimo mid tempo introdotto da un evocativo arpeggio di chitarra e che sembra essere stata scritta proprio per celebrare la vittoria di noi pirati dopo l’ennesimo arrembaggio.
Ma non è ancora finita! Fuoco alle polveri e pronti ad investire con bordate di cannoni il fianco della nave avversaria e con “Born Bad, Dying Worse” si torna alle ritmiche di “The rivalry” e di “Victory” fino ad arrivare alla velocissima “Black Gold” che conduce la ciurma all’interno della famosa “locanda della mano nera” per celebrare la vittoriosa giornata, che ha visto una nuova vittoria del “leone di mare”. Dopo una notte all’insegna del rhum più buono e delle donne più belle dei Caraibi si riparte il giorno successivo e “Soul Vampires”, cadenzato mid-tempo dal ritornello decisamente azzeccato e marziale che a molti ricorderà i brani presenti su “Gates of purgatory”, dà il giusto ritmo per riprendere la navigazione in mare aperto. Ma ahimé le vecchie ferite conseguite in tanti anni di battaglia dal nostro Capitano ci fanno capire che si sta avvicinando una tempesta e in men che non si dica ci ritroviamo nell’occhio del ciclone ed esplode la veloce “Rogues en vogue” con un chorus piratesco in pieno stile Running Wild che farà certamente la gioia di chi rimpiange i fasti di “Port Royal e “Blazon Stone”. Terminata la tempesta, l’anthemica e semi-cadenzata “Winged & Feathered”, con il suo riffing veloce e devastante, tiene alto il morale della ciurma, mentre “Dead Man’s road” (dal ritornello davvero trascinante) ci riporta di nuovo ai tempi di “Blazon Stone” dal punto di vista delle linee melodiche, conferendoci la giusta carica per combattere quella che sarà la battaglia finale. E con la lunga suite intitolata “The war” (brano dai connotati tipicamente soldateschi e marziali spezzata da una marcia centrale incredibilmente esaltante) arriviamo alla fine del nostro viaggio, in un continuo crescendo d’arrembaggi, assalti pirateschi, ottimo rhum e belle donne, tempeste e tesori. Capitan Rolf ci saluta ancora una volta e ci augura un felice ascolto di “Rogues en vogue” e noi, suoi fedelissimi pirati, gli diamo ascolto aspettando febbrilmente la calata dell’immenso galeone di Mr. Kasparek sul suolo italiano.
I Running Wild tornano con un album davvero bello, con un manipolo di canzoni piratesche che ricordano a tratti l’epoca d’oro del gruppo d’Amburgo mentre altre invece sono ancora troppo legate alle ultime produzioni di Rolf. Forse con il prossimo album potremo avere tra le mani un nuovo “Port Royal”…chi lo sa? In attesa ricomincio di nuovo l’ascolto di “Rogues en vogue”, non mi importa se i riff e i suoni di Rolf sono uguali da vent’anni, la batteria è finta e le linee melodiche sono sempre le stesse…bentornato Rolf, bentornati Running Wild!
La storia da me descritta attraverso la recensione non centra nulla con le canzoni presenti all’interno dell’album, è soltanto un modo come un altro per portare avanti la stesura del pezzo sul nuovo album dei Running Wild.