Chiunque conosca un minimo l’heavy metal (chiunque bazzichi su questa webzine con un minimo di cognizione di causa), conosce o ha sentito almeno qualcosa dei Running Wild, band storica del metal tedesco, famosa per la propria coerenza stilistica e per il concept piratesco. E chiunque conosca un minimo i Running Wild, sa che la band ha annunciato il suo ritiro dalle scene nel 2009, in occasione dei 30 anni di attività.
Dopo appena due anni dallo lo split, l’annuncio del ritorno dei pirati del metal. Di sicuro non una mossa azzeccatissima a livello d’immagine, ma tant’è…lasciamo che sia la musica a parlare.
Questo “Shadowmaker” è l’annunciato ritorno dei Running Wild. Già dalla copertina che, per la prima volta nella storia del gruppo, riporta un’immagine stilizzata, si intuisce che qualcosa non va…Beh, dopo tutto è solo la copertina, basta la musica giusto?
Il disco si apre con Piece Of The Action un brano a cavallo tra heavy e hard rock, genere comunque nelle corde dei nostri. Quello che colpisce è l’assoluta mancanza di verve e di potenza che da sempre contraddistingue il combo capitanato dal Rolf “Rock ‘n’ Rolf” Kasparek. Melodie facili da canticchiare ma nulla di più, è quello che rimane di questo brano. La seguente Riding On The Tide si mantiene su queste coordinate lasciando il sottoscritto al quanto perplesso e sorpreso negativamente.
Dopo solo due brani ci si comincia a chiedere dove sono finite le atmosfere piratesche, il groove e le accelerazioni tipiche dei Running Wild! Il proseguo dell’ascolto di “Shadowmaker” purtroppo non ci rivela nulla di buono, con brani che sembrano uno la fotocopia dell’altro, mettendo in risalto il “nuovo” volto della band che sembrerebbe quello di proporre canzoni di semplice ascolto quanto altrettanto banali. Black Shadow probabilmente vince il premio del coro più brutto dell’album (e mi verrebbe da dire della discografia dei Running!), anche se, se la gioca con Locomotive; l’apice, in senso negativo, lo si raggiunge con il brano Me & The Boys, sorta di “inno” pop-rock americano con un testo di una banalità sconcertante, degno delle peggiori boyband che di tanto in tanto infestano il panorama della pop-music! Vi risparmio di riportare il testo del coro, per non infierire ulteriormente!
Ci si risolleva in parte con la title-track (anche perché peggio era impossibile fare!) anche se non ci troviamo di fronte sicuramente a un brano memorabile né degno dei migliori Running Wild. La conclusiva Dracula, il brano più lungo del disco, ci riporta parzialmente alle atmosfere tipiche del combo tedesco ma, ahimè, anche in questo caso, non ci troviamo di fronte a nulla di eclatante. Insomma “Shadomaker” è davvero un disco poco ispirato che, pur senza considerare le scelte stilistiche di Rolf e soci, rimane una raccolta di brani deboli, a tratti imbarazzanti, che sembrano uscire dagli scarti degli scarti dei precedenti album!
Dopo una lunga carriera, magari non sempre al top, ma comunque all’insegna della dignità e della coerenza, la scelta di un ritiro dalle scene poteva sembrare per lo meno condivisibile. Perché rovinare un passato glorioso e rispettabile con un disco come “Shadowmaker”?!?