Secondo album per i trasher polacchi Saratan, devoti seguaci del sound piu’ brutale e di sana ispirazione slayeriana. Sembrano fare veramente sul serio questi ragazzi che con questo album propongono poco piu’ di quasi 35 minuti di buona musica suonata a ritmi molto veloce. Un mix violento di trash e metal con qualche sfuriata death, capace di demolire sin dal primo ascolto l’udito dell’ascoltatore, con brani sparati e ritmiche furiose.
“Antireligion” mette in mostra alcune ottime idee e grinta da vendere, un ottimo lavoro sia livello ritmico sia di arrangiamenti, che rende i brani vari e tirati quanto basti. Un omaggio quindi al trash anni 80’ reso ancora piu’ oltre nazista dall’impostazione vocale del singer Jarek Niemiec (pieno di rabbia) e dai refrain mai davvero eccessivi e ruffiani al punto giusto.
Un album maturo dopo il debut album “Cult Of Vermin” di due anni fa, che aveva lasciato la band nei meandri dell’indifferenza, adesso infatti brani come “Antireligion Pt.1” che la conclusiva “Pt.2”, la violenta “Dead Inside” e la splendida “Crave Suicide” chiariscono bene il concetto di band che sa’ suonare e scrivere delle ottime canzoni.
Il punto di forza dei Saratan è comunque senza dubbio la naturalezza con cui riescono a incorporare influenze diverse nel proprio suono, mantenendo comunque una coerenza notevole per tutto l’album verso i suoni piu’ veloci e violenti. Un album da tenere in considerazione, i numeri per fare bene di certo non mancano, l’album si ascolta veramente con piacere (a differenza dell’artwork secondo il sottoscritto veramente cupo e crudele) sperando di non verderli sprofondare nell’anominato per una proposta si piacevole ma che non offre purtroppo novita’ particolari visto la nutrita schiera di concorrenti accaniti o di band con gia’ ben altra gavetta alle spalle. Il tempo dara’ la giusta risposta.