Un anno dopo il precedente ed onesto “Killing Ground” si ripresentano ai propri fans i gloriosi Saxon, gruppo che probabilmente ha raccolto in carriera meno di quello che avrebbe meritato.
Per questo nuovo album la band ha deciso di registrare nuovamente tredici dei loro più noti ed entusiasmanti cavalli di battaglia per dare loro un sound più fresco e attuale, nel tentativo di coinvolgere all’acquisto sia i vecchi fans, che già possiedono molti dei dischi che li contengono, li cantano e conoscono a memoria da anni, che le nuove leve, notoriamente meno disposte, e non si capisce bene il perché, verso lavori di una certa età.
L’operazione di lifting può ritenersi, a mio parere, perfettamente riuscita perché se è vero che da un lato molti dei brani non hanno più l’impatto che potevano avere le loro versioni originali (i più giovani si sforzino, ad esempio, di immaginare come doveva suonare alle orecchie dei loro colleghi più grandicelli un brano come Motorcycle Man nel lontano 1980) dall’altro si deve riconoscere che lo spirito che le animava è rimasto intatto e il sound è ora senza dubbio più compatto, potente e, in parte, entusiasmante.
A parte queste considerazioni puramente tecniche, cosa dire di questa raccolta per non scadere nel banale e scontato? Il solo elenco degli inni metallici qualche riga più in alto, pescati dal loro repertorio migliore, ovvero quello che va da “Saxon” del 1979 a “Crusader” del 1984, dovrebbe convincere chiunque all’acquisto del disco: si parte da Heavy Metal Thunder, splendido apripista tanto qui quanto in “Strong Arm Of The Law” e uno dei capolavori di Byford e soci, e attraverso la trascinante Power & The Glory, l’epica Crusader, l’energica Princess Of The Night, la grintosa Motorcycle Man, la cadenzata ed anthemica Denim & Leather si arriva infine a Backs To The Wall del loro acerbo esordio, per oltre un’ora di roccioso, granitico, puro e sano Heavy Metal (si, maiuscolo). Tredici brani fantastici, che hanno brillato sempre di luce propria, che vi scuoteranno fino al midollo e che spiegano benissimo, e meglio di quanto potrebbero farlo migliaia di parole, l’essenza e la vera anima di questo genere.
Il secondo CD, bonus di questa edizione, non è altro che un bootleg di cinque pezzi registrato a San Antonio (Texas) nel 2002: la registrazione non è certo delle migliori, soprattutto se confrontata col primo CD, e non gli aggiunge molto. Più interessante per chi non ha ancora avuto la fortuna di vederli dal vivo, la traccia video, registrata al Wacken 2001, di “Killing Ground”, anticipazione del DVD prossimo venturo.
Una raccolta, vero, ma anche un vero e proprio manifesto del metal, un’azzeccatissima collezione di gemme, un trattato sulla nostra musica. Fatelo vostro, non ve ne pentirete e scoprirete che i Saxon, dopo venticinque anni, sono sempre qui, intramontabili.