Svezia e death-thrash: ancora quel binomio indissolubile, solito, ormai sfruttato in tutte le salse possibili e immaginabili. Questa volta tocca agli Scarpoint, sestetto rodato da sette anni di esperienza sul campo che arriva all’esordio dopo trascorsi alquanto travagliati.
Il risultato di tante attese è lo scialbo ‘The Silence We Deserve’. Un disco tanto potente, aggressivo e tirato quanto pesante da digerire per la monotonia che, precoce, interviene ad accompagnare l’ascoltatore di turno fino in fondo alla tracklist. Dieci brani, ben farciti da una produzione puntuale e moderna, che con fare legnoso e sistematico passano in rassegna il solito bacino di influenze made in Sweden. Nella fattispecie, siamo di fronte ad una proposta tutta ritmica ed impatto che, nel suo tentativo di apparire cattiva e tellurica, perde di vista il concetto di varietà che dovrebbe accompagnare qualunque disco degno di questo nome, risultando una mera riproposizione da quanto già offerto da Messhuggah e dai Soilwork di ‘The Chainheart Machine’. Un’assenza pressoché latente di melodia, idee iterate fino alla nausea ed una personalità nulla condannano il disco ad una godibilità sempre più miraggio col trascorrere dei minuti. Tutto questo avviene in un contesto in cui, la prova individuale tecnica di ciascun membro riesce a convincere senza riserve partendo dal preciso riffing dei due axeman per finire al growl espressivo e personale del singer Alexander Nord. Una ragione in più per vedere rimpianti in un prodotto in cui ci sono gli uomini ma non c’è la chimica che li tiene insieme, ci sono i mezzi ma non ci sono le idee, c’è l’apparenza ma mancano sostanza e praticità. Non va.