Un disco interamente di cover… sicuramente non se lo faranno scappare i fan dell’intramontabile Michael Schenker, chitarrista che ha scritto alcune delle pagine più belle della storia dell’hard rock e ancora pienamente in salute, e forse saranno incuriositi anche quelli che apprezzano i brani degli anni ’70 presi in esame, ma se non siete tra i possibili interessati appena considerati dubito fortemente che possiate essere attratti da “The Endless Jam”, e questo qualunque siano le parole che possiate leggere sulle riviste di settore. Tutto sommato è davvero un peccato perchè, indipendemente dal valore oggettivo di operazioni di questo tipo, se lo ascoltaste avreste l’ennesima dimostrazione di cosa significhi suonare uno strumento con passione e cuore, prima che con perizia e conoscenze tecniche.
Al di là dei giudizi specifici (si sa, l’originale è sempre l’originale e riuscire a fare meglio è davvero un’impresa titanica se non, forse, impossibile) quello che balza prepotentemente all’orecchio in questo disco è l’atmosfera rilassata dei musicisti coinvolti (in primis quella di Schenker naturalmente) che permette ai nostri di regalarci dei momenti assolutamente riusciti, come l’incandescente “I Got The Fire” (Montrose), la sempre splendida “A Whiter Shade Of Pale” (Procol Harum) – per chi scrive una delle 5 più belle canzoni rock di sempre – “Theme For An Imaginary Western” (Mountain), con un Leslie West da brividi, o il bel blues di “The Stealer” (Free).
Detto questo, cioè che il disco si fa ascoltare piacevolemnte, cosa si può aggiungere? Nulla, sarebbe inutile. Dispiace un po’, sinceramente, che un assemblaggio del genere (parlo degli artisti) non ci abbia regalato nemmeno un momento originale e si sia limitato ad una jam che, seppure ben fatta, è pur sempre una jam e non aggiunge nulla alle incredibili carriere dei partecipanti al progetto e, fondamentalmente, neanche agli ascoltatori.. eccezion fatta naturalmente per coloro che non conoscendo gli originali scopriranno molte gemme che potrebbero decidere di recuperare.
Pur non esprimendomi negativamente sul disco, anzi, è il paradiso se confrontato con gli orribili ed inutili tributi degli ultimi anni, il consiglio che mi sento di darvi in questi casi è comunque sempre lo stesso: se conoscete poco di Schenker o dei gruppi “coverizzati” sarebbe meglio fare vostri prima quei dischi.