Ed eccoci nuovamente qui con i Secret Sphere, questa volta nella sola persona del tastierista Antonio Agate, per parlare della loro nuova release di quest’anno ovvero “Scent of Human Desire”, in cui gli alessandrini si lasciano alle spalle il classico power su cui erano orientati nei primi due dischi (il debut “Mistress of the Shadowlight” ed il successivo “A Time Nevercome”) per posizionarsi su lidi più genericamente melodici. Ma sempre e comunque metal.
Allora Antonio, che cosa è cambiato, com’è stata questa evoluzione dei Secret Sphere?
Beh, è stata un’evoluzione naturale, anzi più che naturale direi spontanea, ci siamo trovati lì a scrivere e abbiamo deciso per un approccio un po’ più pesante, usando ad esempio chitarre a 7 corde, e infatti la prima canzone che abbiamo scritto è stata “Rain” (che è l’apripista, ndr).
E’ stata una figata perchè non ci siamo imposti canoni questa volta e infatti credo che la gente adesso non riesca a paragonarci con un altro gruppo.
Infatti tra le altre cose ho notato anche influenze di un sound più ‘stradaiolo’ e di certo hard rock
ottantiano; insomma, gruppi come Skid Row, Extreme eccetera..
Sì, quella è tutta roba di Andrea ed di Aldo! (ride) Ma comunque, sai com’è, sono proprio le influenze di tutti ad essere cambiate, non ci siamo più ridotti a suonare tutti con le stesse influenze, con gli stessi gruppi di riferimento. Siamo quindi riusciti a unire tutte le varie influenze in un’unica canzone, in un unico disco, mischiando quelli che erano anche i diversi background: a dire il vero non sapevamo neanche noi di preciso cos’è che volessimo fare.
Immagino sia anche aumentata l’esperienza e la maturità in fase di scrittura delle canzoni…
Sì, siamo maturati parecchio, sia come persone che come musicisti, e quello ha fatto tanto secondo me.
Poi inoltre le canzoni non parlano neanche più di argomenti tipo il fantasy come potevano invece fare nei dischi precedenti, non è assolutamente un concept questo ma sono tutte canzoni dal significato separato.
Infatti le canzoni parlano anche di cose nostre, di esperienze personali in alcuni casi, per cui abbiamo tirato fuori altre tipologie di argomenti, e di conseguenza anche le canzoni non potevano suonare come un disco unico, come chessò “A Time Nevercome”.
Sì infatti, e già nella precedente intervista si era parlato dell’importanza della donna nei vostri nuovi testi…
Vero, già in copertina si capisce benissimo e ci sono un gran bel paio di … (ride)
Ecco, per rimanere in argomento, una domanda ‘poco seria’: in “Virgin Street 69” i vari… gemiti che si possono ascoltare, da dove vengono?
Allora, metà sono campionati da un film porno (ride), mentre l’ultimo urlo invece è vero, è stato registrato da una nostra amica che fa anche da corista nell’album.
Tra l’altro ci sono tre coriste nell’album, una che ha cantato solo in “More than simple emotions” mentre le altre due più un altro corista hanno fatto i vari cori presenti nel disco, oltre ad altri pezzi come il gospel che è presente in “Sorrounding”.
Insomma, un bel cambiamento inserire delle parti gospel per un gruppo che faceva power…
Beh sì, perchè comunque ai tempi di “Mistress of the Shadowlight” eravamo ragazzi di vent’anni e abbiamo tirato
fuori un disco classicamente power, anche perchè era quello che volevamo e che ci piaceva fare. Anche per “A Time Nevercome” era un po’ così, anzi, non saprei dirti… ero troppo giovane a quell’epoca (ride).
No beh si suonava, si suonava power perchè ci interessava e poi… ci ha stufato, semplicemente.
Probabilmente cominciava a pesarci troppo il fatto che dovevamo suonare entro determinati canoni, e alla fine eravamo tutti saturi: io magari di fare determinati tipi di orchestrazioni, Luca magari di andare sempre a 180 di cassa, e via discorrendo. E così ci siamo ritrovati a fare un altro tipo di musica rispetto a quello che facevamo prima, ma non è stata una scelta precisa quella di cambiare, è nata spontanea come cosa, ci siamo ritrovati lì a comporre pezzi senza seguire niente, nessuno schema prefissato.
Tornando sui testi delle canzoni, accennavi che parlano anche di cose personali… autobiografiche magari?
No beh, non in tutte quantomeno, e più che autobiografiche si parla di cose personali che però succedono in pratica a tutti, come ad esempio “Rain”, che parla di una storia finita male. “Still Here” invece lo possiamo considerare quasi come un inno all’odio nei confronti di chi ci mette sempre i bastoni fra le ruote, di chi ha cercato sempre di buttarci della merda addosso invece che aiutarci a salire – e ogni riferimento a fatti e persone è puramente causale – (ride), mentre “1000 Eyes Show” non è basata su cose personali ma parla di un tipo che si innamora di una prostituta, mentre “More than simple emotions” è la classica canzone d’amore dedicata alle ragazze che ci vogliono bene. “Sorrounding” è un inno alla musica, mentre “Desire” parla di desiderio… di un certo tipo di desiderio!
Poi c’è la già citata “Virgin Street 69” che è una canzone da festa, da far casino; “Runaway Train” parla delle occasioni della vita e del fatto che se qualcosa ti va un po’ male non bisogna mollare perchè non è mai troppo tardi per riprovarci e per riuscirci. Quindi “Scent of a Woman” è una ballad anche quella, più che d’amore parla di ricordi, di profumi che ti fanno venire in mente cose passate, donne passate, insomma, anche lì c’è sempre più o meno la donna di mezzo, come tutto il disco (ride).
Infine “Life”, beh, come dice il titolo è la vita, come in copertina che c’è il Teatro della vita, il Teatro che rappresenta la Vita, in cui c’è la donna che simboleggia i desideri che hai raggiunto, che ti eri prefisso e che hai raggiunto, mentre gli uomini per terra rappresentano le cose andate male, quelle non raggiunte.
Cambiando completamente argomento: com’è stato firmare per la Nuclear Blast?
Eh, è stata bella come cosa, anche perchè noi andavamo avanti a scrivere e a comporre senza avere un’etichetta valida, perchè i rapporti con la Elevate (la loro precedente etichetta, ndr) non erano neanche più a livello telefonico.
E quindi abbiamo fatto dei promo e abbiamo cominciato a spedirli in giro, un po’ come avevamo fatto all’inizio per cercare il primo contratto… ed è capitata questa opportunità qui, così abbiamo firmato!
Ma vi siete recati anche in Germania?
Sì, sono andati Roberto e Aldo per fare il mixaggio del disco, e poi hanno fatto anche una specie di conferenza con listening-session per i giornalisti tedeschi. Insomma, è stato un bel colpo perchè la Nuclear Blast è un’etichetta importante con tutto quello che ne consegue come promozione, produzione del disco eccetera eccetera…
Hai mica qualche aneddoto divertente da raccontare del periodo di registrazione, del periodo passato insieme…
Si, eravamo sei matti rinchiusi in uno studio! (ride) Beh, di aneddoti divertenti ce ne sarebbero tanti, anche perchè siamo pazzi, ma sopratutto il fatto che ci rende affiatati, che ci fa stare bene assieme è che siamo amici, andiamo sempre a bere una birra insieme, la sera usciamo assieme, insomma, siamo proprio in compagnia insieme e il rapporto quindi non è solo musicale ma c’è proprio un discorso di amicizia a livello “serio”, per intenderci.
Poi figurati, con Paco, con Andrea ci conosciamo da anni, con Paco penso che siano tredici o quattordici anni che ci conosciamo, figurati che al primo concerto duro da ragazzino ci sono andato con lui, io avevo 12 anni e lui 13.
A proposito di concerti, com’è la situazione? E come li conciliate con il lavoro?
Purtroppo al momento non abbiamo ancora nessun tour in cantiere, neanche per ‘voci di corridoio’, abbiamo solo due date, una il 1 Giugno al Mephisto Rock Cafè di Lu Monferrato (AL) e poi a Settembre ad Atlanta negli Stati Uniti per la “Powerfest 2003”.
Col lavoro non so come si farà proprio perchè non è mai capitato un tour vero e proprio, ma si spera di trovare i giusti compromessi. E poi comunque sarebbe proprio un mio sogno fare un tour con loro perchè abbiamo fatto tre giorni in Francia e ci siamo divertiti davvero un sacco, così come in questi anni a fare questi dischi, e vorrei continuare così per il resto della mia vita perchè mi trovo veramente bene!
Bene, queste sono cose che fa proprio piacere sentire, specialemente come chiusura di intervista. Siamo ai saluti quindi, e intanto ti ringrazio per la disponibilità!
Grazie a te per l’intervista, ringrazio voi di Heavy-Metal.it per lo spazio datoci e ringrazio soprattutto tutti i nostri ascoltatori che ci stanno leggendo! Ciao!