Da fan dei Sepultura posso senza dubbio introdurre la recensione di questo ultimo lavoro con questa unica parola: finalmente! Finalmente riesco a riconoscere lo stampo dei vecchi Sepultura, quelli violenti e diretti che nel post-Cavalera avevamo perso per seguire un altro stile, convinti di non sentirli più.Da pochissimo testati in sede live, i nuovi brani suonano come un bombardamento a ciel sereno, incastonandosi perfettamente con i vecchi classici; l’appena uscito “Kairos” ha molto del sound di Chaos A.D. e nonostante dietro il microfono non ci sia Max, l’ormai rodato Derrick ha fatto un lavoro eccezionale per non farne sentire la mancanza, anche se riuscendoci dopo una decina di anni con questo ritorno alle origini, anche se dopo l’abbandono dell’ultimo Cavalera rimasto dei Sepultura originali ne è restato solo il 50% e questo continua a far male.Dopo due mediocri concept nel giro di pochi anni, credo che possiamo effettivamente dire che anche questo lo sia in un certo senso, un concept basato su un periodo temporale in cui accade un qualcosa di speciale; questo è il significato della parola greca “Kairos”.Il tutto ha inizio con la buona ma non ottima “Spectrum” che lascia spazio alla title track, questa si, di ottimo impatto e struttura; i toni rimangono sempre alti spediti anche per la seguente “Relentless”.A questo punto troviamo il primo dei tre intermezzi di circa trenta secondi contenente strani rumori di sottofondo; queste tre mini-tracce, “2011”, “1433” e “5772” hanno come significato l’anno attuale rispettivamente nelle culture occidentale, ebraica e cinese. Nella tracklist troviamo anche la cover dei Ministry “Just One Fix” riarrangiata nello stile di questi nuovi Sepultura che aggiungo subito tra i brani meglio riusciti dell’album, ottima anche live; con “Dialog” e “Mask” invece abbiamo due brani che inizialmente mi convincono poco, mentre dalla metà circa in poi si risollevano in maniera esponenziale.Dalla metà in poi l’album prende una piega più massiccia con l’ottima traccia “Seethe”, seguita da “Born Strong”, che riprende in pieno un incrocio tra “Chaos A.D.” e “Roots”, anche se di qualità nettamente inferiore agli originali.Ancora un’altra traccia più che buona è “Embrace the Storm”, con riff melodici ed un impatto molto potente seguita a ruota da “No One Will Stand”, brano che si riferisce all’attività live della band come ad un momento di devastazione totale, accompagnato infatti dal formidabile doppio pedale di Jean.Eccoci arrivati a quello che considero il punto debole dell’album: la chiusura.Il finale del full lenght è assegnato ad una traccia totalmente sperimentale chiamata “Structure Violence (Azzes)”, con cui i brasiliani hanno collaborato nelle registrazioni con i francesi Les Tambours Du Bronx, un gruppo di percussionisti. Idea interessante ma personalmente non ha nulla a che vedere con l’album ed è totalmente fuori luogo oltre che fuori genere; tuttalpiù sarebbe potuta comparire come bonus track.In conclusione, escludendo l’ultima traccia, ho trovato “Kairos” il miglior album dei Sepultura post-Cavalera, se non altro il migliore tra le ultime tre uscite; ottima qualità ed arrangiamenti più diretti con suoni meno ovattati, lo stile sta iniziando di nuovo ad assomigliare al thrash che gli rese famosi nei primi anni ’90. Non è nulla di nuovo per il thrash, lo è senz’altro per i Sepultura e per i suoi fans; potrei affermare che hanno fatto il primo passo per poter dire che sono tornati, ma per dire questo aspetto Max al microfono ed Igor dietro le pelli.Un disco sicuramente non essenziale per i fan delle sonorità pesanti ma da avere per i fan dei Sepultura che hanno sperato in un ritorno al thrash.