I Sepultura non hanno più nulla da dire. I Sepultura dovevano sciogliersi dopo “Arise”. Max Cavalera ha tradito la tribù dopo aver creato il nu-metal. Derrick Green ha un timbro sgradevole, troppo “hardcore”. I Sepultura hanno disimparato a suonare i propri strumenti. Per quanto si potrebbe andare avanti?
Discorrere sugli errori di chi suo malgrado assume il rango di “divinità” all’interno di un microcosmo è un gioco divertente, ma alla lunga stancante.
L’unica verità è che spesso il tempo dissipa il talento, lo rende mellifluo, inavvertibile. Forse non lo estingue del tutto, però.
I Sepultura hanno ancora ragione di esistere nell’Anno Domini 2003? Dipende cosa chiediamo loro.
Se qualcuno pensa che Cavalera (Igor) e il resto dello squadrone dell’inferno possano ancora spostare i confini dell’estremo (come fecero scorticando il thrash o creando un’estetica concreta per il crossover), allora è meglio che posi il proprio sguardo altrove. “Roorback” è un album diretto, essenziale, intimamente privo di qualsiasi pretesa se non quella di procurare dolore. E nonostante tutto i quattro vecchietti sanno ancora fare terra bruciata attorno a sé, quando vogliono.
A livello di attitudine sono oramai più vicini all’hardcore che al metal, tanto che non è raro scorgere le frustrazioni dei Biohazard tra i solchi di “Roorback”.
L’urlo del mastodontico Green arde con fierezza e ruvidità, l’ascia di Kisser e il basso di Xisto destabilizzano a priori, Igor Cavalera è sempre un mostro dietro le pelli (anche se i suoni un po’ troppo ovattati ne minano la furia ancestrale).
“Apes Of God” e “Leech” sono l’elettrocardiogramma di un cuore che pulsa a mille battiti al minuto. “Corrupted” e “Activist” sono sintesi di un thrash-core violento e incandescente, costantemente a cavallo tra Slayer e punk old-school. Tutto con il marchio Sep costantemente in fiamme, a ribadire che la personalità del gruppo (almeno quella) non è mai venuta meno. Qualche volta la band tende ad autocitarsi (“Come Back Alive”, “Bottomed Out”) e si perde tra i fantasmi di “Roots” o gli incubi di “Chaos A.D.”: quel metalcore imbastardito e convulso non è più affar loro, purtroppo.
Non sono un gruppo per nostalgici, i Sepultura del 2003. Vent’anni di integrità (per quanto scricchiolante) nel mondo della musica estrema si fanno sentire, nel bene e nel male. Ma chi se ne cura, pochi giorni e i Metallica salveranno tutto, non è vero?
N.d.a.: Nella copia di “Roorback” in mio possesso è presente la traccia audio e video di “Bullet In The Blue Sky” degli U2. Piacevole, ma poco più che pleonastica.
Vincenzo “Third Eye” Vaccarella