Vi presento questa settima (non a caso!) ed ambiziosa uscita dei Seven, formazione della Repubblica Ceca che ambisce, appunto, al riconoscimento anche fuori patria. In attività dal 1995, ho avuto modo di conoscerli di persona in occasione del loro affiancamento recente ai Rage in tour.
Seven Deadly Sins è un disco di hard rock che in più di un’occasione strizza l’occhio al grunge. Anzi, direi che le due migliori tracce, Invidia e Web Of Obsession, richiamano senza mezzi termini le atmosfere dei Nirvana.
L’idea di rifarsi ai sette peccati capitali per celebrare il loro settimo disco, partorita da una band dal nome Seven non è particolarmente originale, e in questo senso anche l’artwork di copertina risulta accattivante ma un tantino scontato.
A spiccare invece sono la buona interpretazione del vocalist Komberec e il virtuosismo di Honza Bĕhunek alla chitarra. Da segnalare anche l’hard rock classico di Superbia, in chiusura, che riporta all’ascolto chi forse a metà opera si era distratto.
Honza Bĕhunek, fondatore e anima del gruppo, ha evidentemente cercato una direzione più mediatica inserendo nella storia dei Seven un album in cui tutti i pezzi vengono cantati; agli albori infatti la band era focalizzata soprattutto sulle composizioni strumentali, con un taglio più progressivo e meno leggero dell’attuale. Tentativo senz’altro riuscito, ma nella moltitudine di gruppi che tentano di emergere il rischio di scomparire nella banalità è elevato. A mio avviso parte delle sedici canzoni andava scremata al fine di ottenere un disco più breve ma di maggiore impatto.
Sarebbe un peccato per i Seven che dall’Est portano verve ed emotività unite a talento tecnico, cedere alla tentazione, appunto, di ottenere un allargamento del fan base regalando ascolti facili. Detto questo, però, siamo dinanzi ad un album piacevole e consigliato ai curiosi.