Davvero interessante è il debutto degli svedesi Seventh Wonder. Nonostante la base di partenza per ogni pezzo sia il power metal, “Become” rappresenta un album che riesce a fondere insieme elementi sinfonici e neoclassici, cari al Malmsteen più ispirato, con parti più tipicamente prog e dannatamente interessanti.
Sin dall’iniziale “Day by day”, caratterizzata da continui passaggi musicali di pregevole fattura, fino alla finale e complessa “In the blink of an eye”, l’ascoltatore è trascinato all’interno di un vortice musicale che va in crescendo con l’ascolto dell’album in un continuo susseguirsi d’emozioni, fatte di soli ispirati, ritmiche indiavolate, stacchi sinfonici bellissimi e linee melodiche efficaci, create da un ispirato Tommy Karevik dietro il microfono. I brani composti dai sei svedesi si lasciano ascoltare senza problemi, grazie anche ad una struttura portante piuttosto varia che presenta assidui cambi di tempo, e ritmiche efficaci ed esaltanti che a volte rimandano con la mente ai Symphony X. I Seventh Wonder si dimostrano strumentisti preparati e una nota di merito va alla coppia Söderin/Liefvendahl, rispettivamente tastiera e chitarra, che riesce a creare intricate armonie e validissimi riff che ben si sposano con il cantato di Tommy Karevik, che in molte occasioni ricorda Goran Edman (ex Malmsteen). Il cd tuttavia è minato da una produzione non proprio bellissima che rende i brani meno incisivi di quello che in realtà potrebbero essere. Sorvolando questo piccolo particolare, che non logora in ogni caso l’economia generale dell’album, si è travolti da pezzi come “The Damned”, caratterizzata da un affascinante ritornello che non c’impiega davvero nulla a coinvolgere l’ascoltatore oppure dall’incredibile “Temple in the storm”, brano che affonda le sue radici in un hard rock con chiare influenze progressive per poi evolversi in una canzone dalla struttura tipicamente neoclassica, con un tappeto di tastiere che fa il verso ai Symphony X, e continui riff di chitarra che ricordano quelli creati dal virtuoso Jarno Keskiner dei Kenziner. Sorvolando brani come “Blinding my eyes” e “The secret”, che rimandano ancora una volta con la mente al Malmsteen di “Fire and Ice” e ai già sopraccitati Symphony X, arriviamo a “What I Become” che si rivela il brano più ambizioso, assieme a “In the blink of an eye”, di tutto l’album, anche se alla fine queste due canzoni vedono gli svedesi intenti nel mettere “troppa carne al fuoco”, con il risultato che dopo un po’ si perde il filo del discorso.
Il debutto dei Seventh Wonder si dimostra quindi un disco interessante, che farà sicuramente la gioia di tutti gli amanti delle sonorità neoclassiche e sinfoniche. “Become” è un ottimo debutto, finalmente una band capace di creare brani interessanti, senza “ispirarsi” troppo a colleghi ben più famosi.