Live Club, Trezzo sull’Adda (Milano) – 9 Ottobre 2013
Shadow Gallery è il classico esempio di band che non ha raccolto quanto avrebbe meritato, in termini ovviamente di successo e fama. Grandi musicisti che in ambito prog metal hanno saputo creare vere pietre miliari del genere.
Chi conosce i ragazzi americani sa che solo recentemente hanno avuto modo di esibirsi dal vivo (dal 2010 per la precisione). Quando ho saputo che la band sarebbe ritornata in Italia, dopo la grande esibizione del 2010 a Milano, non stavo più nella pelle! Le (mie) forti attese sono state quindi ripagate? Sì e no. Cosa è andato a buon fine e cosa non mi ha convinto?
Devo dire purtroppo che l’acustica del Live Club, solitamente molto buona, questa volta non ha funzionato alla perfezione. Non saprei dire se a causa del ragazzo alla consolle (probabilmente della crew della band) o per problemi di tipo tecnico. Fatto sta che il suono, praticamente per tutta la durata dello show, è stato abbastanza caotico. In particolare per le voci: negli Shadow Gallery, oltre al cantante solista Brian Ashland, partecipano tutti ai cori (ad eccezione del batterista Joe Nevolo e del chitarrista/tastierista Eric Deigert). Purtroppo le voci sono state spesso sovrastate da un volume spropositato di alcuni strumenti. Ed è stato un vero peccato non poter gustare appieno degli intrecci vocali dei nostri. Lo stesso Ashland non era al top, probabilmente a causa di un mal di gola, e si è scusato diverse volte nell’arco della serata. Nonostante la non perfetta forma, la sua prestazione è stata comunque buona e, rispetto al 2010 (il suo primo tour), si è dimostrato molto più a suo agio sul palco.
Come detto, i volumi degli strumenti non sempre erano bilanciati al meglio. Ad esempio la rullata di batteria di Stiletto In The Sand ha coperto abbondantemente il suono di tutti gli altri strumenti! Anche in altre occasioni facevo fatica a distinguere perfettamente i brani. Peccato!
L’altra pecca dello show, in questo caso minore ma comunque non trascurabile, è stata la scelta dei brani della setlist: molti di questi erano già stati proposti nel 2010 e altri non del tutto azzeccati, a mio avviso. Onestamente non mi spiego Ghost Of A Chance e Christmas Day, al posto, che so, di una I Believe o di una Cliffhanger! Questione di gusti sicuramente, ma sono rimasto al quanto spiazzato ad alcune scelte…
Le vere novità della setlist sono state Don’t Ever Cry, Just Remember, incredibilmente esclusa dal primo tour e la ballad Alaska, a detta di Ashland reclamata a gran voce dai fans sui social network. Davvero due brani speciali, con la prima caratterizzata dall’assolo di flauto ad opera del musicista Carl Cadden-James. Alaska è uno dei brani che più mi ha colpito: dolce e sognante condito dalla classe di questi musicisti che riescono a trovare sempre soluzioni melodiche mai scontate. Peccato per la parte finale elettrica dal suono un po’ confusionario.
Altro momento epico dello show è stato durante l’esecuzione di New World Order, su disco interpretata dal cantante americano DC Cooper (Royal Hunt). In questa serata troviamo il buon Ashland a duettare con Glynn Morgan (ex Threshold). Davvero convincente l’interpretazione dei due vocalist che paiono sfidarsi come i personaggi del concept di “Tyranny”. I cori maestosi e la perizia dei musicisti han fatto il resto. Uno degli highlight dello show, sicuramente.
Nel finale c’è anche spazio per una cover che viene introdotta da Ashland in maniera molto leggera: “non prendeteci sul serio, è solo per divertimento!”. Parte così l’arcinota 2 Minutes To Midnight: se da un lato il successo è garantito, dall’altro avrei preferito qualcosa di diverso, di meno scontato. Adoro i Maiden, adoro 2 Minutes, ma sono abbastanza stufo di sentirla da Harris & co. e da miriadi di cover band…dagli Shadow Gallery mi aspetto qualcosa di più!
Il concerto si chiude definitivamente con Gold Dust, tratta dal per ora ultimo “Digital Ghosts”, e dal classico Crystalline Dream, acclamato e cantato a gran voce dal pubblico (invero non molto numeroso).
Come detto all’inizio, per quel che mi riguarda, show riuscito a metà: purtroppo gli inconvenienti di cui sopra hanno condizionato non poco l’intera serata. D’altro canto la classe di questi musicisti (tutti dei grandi polistrumentisti) ha sopperito in parte ai problemi di acustica. Aspetto fiducioso un pronto riscatto degli Shadow Gallery in tutt’altre circostanze – magari con un bell’album nuovo da supportare.
Setlist:
- Intro registrata: Bohemian Rhapsody (Queen)
- Room V
- The Andromeda Strain
- Dance Of Fool / Don’t Ever Cry, Just Remember
- Question At Hand
- Alaska
- Shadow Remains / Pain
- Drum solo
- Stiletto In The Sand
- War For Sale
- Mystery
- New World Order
- Chased
- Ghost Of A Chance
- Christmas Day
- 2 Minutes To Midnight (Iron Maiden cover)
- Gold Dust
- Crystalline Dream
Shadow Gallery:
- Brian Ashland – voce solista, chitarra e tastiere
- Gary Wehrkamp – tastiere, chitarra, e voce addizionale
- Brendt Allman – chitarra, chitarra acustica e voce addizionale
- Carl Cadden-James – basso, voce addizionale e flauto
- Eric Deigert – tastiere e chitarra
- Joe Nevolo – batteria
- Glynn Morgan – guest vocalist