Sebbene si possa obiettare che quella di fare uscire un disco di sole cover non sia esattamente la più originale delle pensate, specie nel panorama rock odierno (costellato com’è di simili uscite, il più delle volte inutili quando non pessime), già soltanto i nomi che campeggiano sulla copertina di questo “Influence” dovrebbero suggerire una specie di garanzia di qualità.
Tommy Shaw (Styx, Damn Yankees) e Jack Blades (Night Ranger, Damn Yankees) sono da decenni fra i musicisti più completi e talentuosi di tutto il rock, con all’attivo una serie di successi impressionante e che continua senza flessioni tutt’oggi: non sorprende più di tanto quindi, specie per chi già apprezza le loro band madre nonché il precedente lavoro come duo, “Hallucination”, che i quasi quaranta minuti di questo album scorrano in maniera estremamente piacevole e soddisfacente.
“Influence” è una collezione di undici brani risalenti al periodo dal ’63 al ’75, una serie di classici che, a vari livelli, hanno segnato indelebilmente la storia del rock; a questo proposito si sa che coverizzare brani “sacri” come “California Dreamin'” o “The Sound of Silence” senza risultare stantii, retorici, polverosi o supponenti, è tutt’altro che un compito semplice.
Eppure Blades e Shaw vi riescono, giocando la carta della fedeltà ma con un tocco ed una qualità proprie dei grandi (basti ascoltare il lavoro di voci sul capolavoro dei Mamas & Papas), che lasciano stupiti per la freschezza del risultato finale.
In altri frangenti invece i brani vengono rivisitati dai due musicisti, in chiave più heavy come nel caso di “I am a Rock”, oppure subendo proprio una rivoluzione totale come l’highlight del disco, “Summer Breeze” di Seals & Crofts, riarrangiata con strumentazione essenziale, rinfrescata e snellita fino ad ottenere una nuova versione, se possibile, persino più bella ed affascinante del già splendido originale.
“Your Move” lascia a bocca aperta per la incredibile prestazione vocale di Shaw, cui Blades risponde con l’ottima “Dirty Work” degli Steely Dan: ma il meglio i due lo propongono ovviamente in coppia, con le meravigliose armonizzazioni vocali che li contraddistingono e che sono qui presenti, per la gioia degli amanti del bel canto, in grande quantità.
Il grande assolo di Moog di Keith Emerson in “Lucky Man” reso splendidamente sulla chitarra, o la verve instillata in un brano come “Time of the Season” degli Zombies (direste mai, ascoltandola, che risale a 40 anni fa?), sono solo altri due esempi di quello che rende questo album di cover differente dalla maggioranza degli altri omologhi: la classe.
Pur rimanendo quindi un prodotto di un certo tipo, “Influence” si presta ad essere riascoltato a lungo, risultando puntualmente impeccabile e gradevole ad ogni ascolto.