A pochi mesi di distanza dall’uscita del nuovo album dei Moonlight Comedy Simone Fiorletta ci regala l’atteso seguito del fortunato “Parallel worlds”. Accompagnato da artisti del calibro di Andrea De Paoli (Labyrinth), Tony Liotta e Pasko, Simone da vita a un album interessante e dalle mille sfaccettature andando ad abbracciare un vasto filone di generi che spazia dal progressive rock/metal fino ad arrivare al jazz e alla fusion riuscendo a mescere il tutto con straordinaria abilità e maestria per un platter capace di coinvolgere l’ascoltatore per tutta la sua durata grazie a trovate musicali mai scontate o prevedibili.
Fiorletta fa sfoggio delle sue doti di chitarrista macinando note su note senza mai essere noioso o eccessivamente prolisso; i musicisti che lo accompagnano trovano grande libertà di espressione in ogni singolo brano e quello che accade all’interno di “My secret diary” è proprio l’unione di stili, generi e personalità diverse tutte spinte dalla comune voglia di amalgamarsi e creare un qualcosa di buono e così sincero e personale. La bellezza di quest’album sta proprio nel fatto che i nostri, e in particolare Simone, non hanno cercato di strafare come molto spesso accade in molti album di guitar heroes e ogni brano è costruito magnificamente e a opera d’arte riuscendo a destare e a tenere sempre viva l’attenzione dell’ascoltatore con ottime trovate e ottimi inserti, soprattutto ad opera di De Paoli che quando meno ce lo aspettiamo interviene all’interno del brano spezzandone l’andamento in maniera del tutto imprevedibile. “My secret diary” è un continuo susseguirsi di emozioni, un continuo intervallarsi di brani frizzanti e aggressivi come le iniziali “A day in California” e la successiva “I come back” alternati a momenti di delicata melodia e romanticismo grazie a “Welcome, Anita!” oppure alla “mediterranea” “Only three minutes to dream” che prendono per mano l’ascoltatore trascinandolo come in un sogno. Non mancano momenti più tipicamente jazz e fusion, (“Good bye”) che sebbene facciano capolino qua e là all’interno di un po’ tutto l’album, complice anche un De Paoli al piano davvero ispirato, potrebbero spiazzare l’ascoltatore eventualmente non abituato a gustarsi per intero un album strumentale così complesso ma così dannatamente goloso e particolare com’è “My secret diary”.
Il seguito di “Parallel worlds” è consigliato a tutti gli amanti dei guitar heroes, della sei corde e delle composizioni strumentali. Indubbiamente un album di non facile ascolto ma tuttavia capace di colpire nel segno e capace di emozionare chi vorrà aprirgli il proprio cuore. Fiorletta si dimostra ancora una volta un compositore eccezionale e dotato di ottime doti, sia come esecutore sia come songwriter. Un album davvero ben riuscito, da ascoltare tutto d’un fiato.