Non male questo split CD proposto dai Sin Driven Tide insieme con i No More Fear in cui convivono, senza mai stonare o sembrare inappropriati, due generi musicali abbastanza differenti. I primi sono autori di un metal dalle tinte gotiche e malinconiche a metà strada tra Crematory e Sentenced mentre, a conferma dell’eterogeneità sopra citata, i secondi regalano quattro belle tracks di death di chiara matrice scandinava. Anche se non siamo di fronte ad un capolavoro, il disco in questione mette in luce le capacità di due giovani band che possono far ben sperare per il futuro.
Tocca ai SDT aprire le danze con l’opener “Black To Daylight”, che risulterà la migliore del platter … il perfetto manifesto della proposta musicale della band. Le tastiere fanno da antifona ad un riff veloce e potente (stile “Noose” dei Sentenced), la voce calda e profonda del singer Daniele Campea fa il resto. Gli altri brani si mantengono su questa linea senza per questo diventare prevedibili o ripetitivi.
La forza di questa band sta nel riuscire a conciliare l’anima triste e malinconica che pretende un genere come il gothic con soluzioni catchy che non alterano il risultato. Sugli stessi livelli qualitativi si mantengono i No More Fear che, come già detto, devono molto al metal svedese ed in particolare (guarda un po’) agli At The Gates. Le tracks sono tutte incalzanti e davvero potenti rette sui “riff gemelli” degli axe man Massimo Peluso e Alex Montoneri che non disprezzano svariate sortite legate al death più tecnico. Davvero buona la prova del singer Gianluca Peluso dotato di una versatilità vocale impressionante che gli consente di dare il massimo sia nei growl più cupi e brutali che nelle parti più distese e veloci.
Un album, insomma, che non fa dell’originalità la sua arma vincente ma che piace e riesce a proporre non pochi spunti di buon metal. Se non vi dispiacciono i due generi in questione dategli un ascolto, non vi deluderà.