I Six Magics sono un giovanissimo gruppo proveniente dal Cile formatosi originariamente nel 1996. Ci sono stati vari cambi di formazione durante questi anni fino ad arrivare alla formazione attuale. Con una line up legermente differente nel 2001 hanno registrato questo debutto discografico in Cile. A distanza di un anno dalla pubblicazione, per l’esattezza alla fine del 2002 il gruppo ha raggiunto un accordo con la nostrana etichetta Underground Symphony per la distribuzione europea dell’album. E devo dire per fortuna, perchè i sei cileni ci propongono un power sinfonico di buona fattura con momenti di grande maestosità.
La produzione è decisamente ottima anche se non ho apprezzato particolarmente la batteria che sembra più una drum machine che una batteria reale. Tutto l’album è infarcito di assoli di chitarra sparati a mille di metronomo. I chitarristi sono molto bravi: veloci e pulti come pochi. Il cantante ha una buona voce che non tenta mai l’acuto, data la limitata estensione vocale, preferendo quindi andare in falsetto che però eviterei.
L’album si apre con un gran bell’intro di piano molto ispirato alla musica classica, cui fa seguito la veloce “Storm” nella quale è presente una cantante lirica. La successiva “Infinite Keeper”… il titolo vi dice niente? E’ un brano molto veloce e fortemente ispirato agli Helloween dei bei tempi, anche se gli Helloween si incontrano in svariati brani. I Six Magics non risultano delle semplici copie del gruppo tedesco rendendo i brani sufficientemente personali con l’inserimento di un’alta dose di assoli neoclassici e di cori maestosi quasi regali come nella variegata “Talisman”.
Molto efficace il piano… messo in evidenza nella parte iniziale di “Agony Of A Hero”. Il brano prosegue poi a livello prettamente chitarristico ma nel finale sfocia praticamente in una clonazione dei Rhapsody.
Leggermente più aggressiva rispetto le altre è “Metal Century” ma che però non mi ha particolarmente entusiasmato. Nella successiva “Fury And Hate… The Beginning” si fanno più massicce e insistenti le orchestrazioni e i cori. Molto bello l’assolo di pianoforte che irrompe all’improvviso e precede quello delle chitarre.
Menzione particolare, per quel mi riguarda, va fatta senza ombra di dubbio alla dolce “Prince Of Pure Light” che ricorda vagamente i lenti degli Hammerfall ma più folkeggiante. Di questo brano nell’edizione europea è presente il video come bonus. Devo dire che se i Rhapsody spendono “molti” soldi per i loro video i Six Magics avranno speso miliardi tanto è professionale e ben curato. Veramente molto bello. L’album viene chiuso dalla canzone che dà il titolo all’album “Dead Kings Of The Unholy Valley” e oserei dire che è una sorta di versione speed dei Rhapsody anche se un po’ più complicata a livello solistico.
Questo è un album godibile e ben suonato e soprattutto con una minima personalità, che non gusta mai se c’è. Gli amanti del power sinfonico sono sicuro apprezzeranno questo lavoro dei cileni Six Magics.
Un buon esordio discografico e complimenti alla Underground Symphony per avere messo sotto contratto questa giovane ma ottima band.