Dopo l’interessante esordio del 2002 sotto Underground Symphony tornano a far parlare di sé i cileni Six Magics con un nuovo ed interessante album. Come afferma un antico proverbio, “l’abito non fa il monaco” ed è proprio il caso di dirlo in quanto la copertina di questo nuovo “The secret of an island” è notevolmente orribile, una delle copertine più brutte che io abbia mai visto in circolazione; meno male che la musica proposta dal combo cileno è nettamente superiore.
I Six Magics sono autori di un pregiato album di power metal sinfonico fortemente ispirato agli Helloween ed impreziosito da inserti operistici e classicisti sullo stile dei nostrani Rhapsody e Thy Majesty. Come già nel precedente “Dead Kings Of The Unholy Valley” la voce di Sergio Dominguez risulta essere piuttosto bassa e di limitata estensione e questo, a mio avviso, è un punto in sfavore per i sei musicisti in quanto una voce ben più alta e cristallina riuscirebbe a conferire il salto di qualità di cui il gruppo ha bisogno per esplodere e far guadagnare alla band maggior “tiro” e interesse.
Diciassette sono i brani che compongono questa nuova fatica per oltre un’ora di musica davvero ben suonata. Tra tutti questi pezzi moltissimi non superano il minuto di lunghezza in quanto sono dei semplici intermezzi musicali che collegano una canzone con l’altra: un esempio su tutti è “The secret…” intro dell’album che si basa su una semplice linea melodica di flauto accompagnata da un arpeggio di chitarra, così come accade per “Rising of an island” e per “Endless waiting” dove un sognante solo di chitarra c’introduce la successiva e devastante “Caleuche (The flying dutchman) brano velocissimo e dalle ritmiche killer.
Le influenze di Thy Majesty si fanno sentire in maniera incredibile fin dall’opener track “Chaos and fury” che potrebbe benissimo uscire da un album dei siciliani: un coro operistico accompagna il cantato di Sergio mentre le chitarre e la batteria conferiscono un tiro micidiale e aggressivo a questa splendida canzone. Interessante l’esperimento di “Brutal Sacrilege” in cui Sergio si ritrova a duettare con una voce femminile, mentre il pianoforte domina incontrastato per tutta la canzone suonando note velocissime che ben si sposano con il resto della canzone.
“The basilisk” è il pezzo più bello e trascinante dell’intero album, veloce e diretto, e finalmente il buon Dominguez tira fuori la voce e sebbene non sia dotato di quella grandissima estensione vocale si dimostra essere un buon cantante capace di dare un’impronta personale alle canzoni del gruppo. Termina l’album la title track, brano di oltre dieci minuti che sotto ogni aspetto cerca di scopiazzare un po’ qua e un po’ là la musica dei nostri Rhapsody.
Alla fine i Six Magics non inventano nulla di nuovo, semplicemente si limitano a fare il verso a gruppi ben più famosi di loro. Come già detto le influenze di Thy Majesty e Rhapsody sono incredibilmente alte, sia dal punto di vista operistico che sotto l’aspetto dei soli e delle ritmiche; tuttavia “The secret of an island” ha i suoi lati positivi e molte sono le idee interessanti che lo caratterizzano.
Lo consiglio caldamente a tutti i fans del power sinfonico che sono sicuro sapranno apprezzare questo cd. Un ritorno davvero ben gradito, continuate così!