Lungamente ho atteso questo ritorno discografico dei britannici Skyclad, a mio avviso uno dei gruppi piu’ innovativi della scorsa decade con la loro improbabile mistura di metal (con ricorrenti richiami thrash) e folk. Indubbiamente la cosa che per prima va evidenziata e’ la gravissima perdita di Martin Walkyier, il biondo e riccioluto cantante inglese ha lasciato da tempo il gruppo che fu la sua creatura dai primi degli anni novanta e che ci ha regalato decine di testi geniali e pregni di ironia (e doppi sensi) tipicamente inglesi.
Dopo un primo ascolto del disco questa defezione pare essere piu’ pesante del prevedibile, gli Skyclad mantengono un impianto sonoro consolidato negli anni ed un amalgama raro da sentire in giro, pero’ Walkyier dava un tocco unico ed inimitabile. Detto questo il disco cresce enormemente con gli ascolti, la scelta di Ridley (che ora si occupa anche delle parti cantante, in modo peraltro decisamente buono) e soci e’ stata quella di mantenere inalterata la natura degli Skyclad, mettendo l’accento sugli elementi piu’ heavy senza dimenticare la carta vincente del folk.
Il disco parte in modo aggressivo e procede su coordinate simili, il primo brano che rimane impresso in modo indelebile e’ la spettacolare “Anotherdrinkingsong” dove l’elemento folk e’ dominante su ritmiche molto heavy pero’, un bel bridge medievaleggiante per poi tornare a pestare duro, veramente un brano eccellente e degno dei migliori del combo inglese. La gestazione di questo lavoro e’ stata sicuramente curata nei dettagli, undubbiamente c’era la volonta’ di dimostrare che gli Skyclad non erano solo Walkyier ma un gruppo di musicisti preparati e capaci di mantenere intatto il valore del proprio gruppo.
Da sottolineare la prova maiuscola del bassista English e del batterista Walton, una sezione ritmica varia e potentissima, perfette come al solito le chitarre del duo Ramsey/Ridley, fantastico il lavoro di Georgina Biddle con il violino (e le tastiere). Insomma il gruppo c’e’, ed il ritorno e’ degno dei precedenti lavori, questo e’ cio’ che conta maggiormente, ovvio che i vecchi fan (come il sottoscritto) inizialmente faticheranno a non sentire la “solita” voce, ma la sensazione di disagio dura solo qualche ascolto, poi il disco esce prepotentemente, grazie a brani quali “A survival campaign” o la bellissima “The parliament of fools” un’altra canzone dall’impatto immediato.
La qualita’ migliore di questo lavoro e’ che non ha riempitivi, ogni brano ha una struttura credibile e gode di una cura eccellente, ribadisco ancora una volta il lavoro eccellente della sezione ritmica, davvero impeccabile. Lo stesso Ridley se la cava egregiamente al microfono, lo stile e’ simile (ovviamente) a quello di Walkyier, ma senza il tentativo di imitare il dimissionario cantante, molto belli anche i testi (evidentemente l’influenza di Martin c’e’ stata eccome).
Insomma questo “A semblance of normality” risulta essere un gran bel disco, completo e degno di figurare in una discografia particolare e qualitativamente eccelsa come quella degli Skyclad.
Concludendo non posso non consigliare questo disco ai fan del gruppo, tutti gli altri interessati ad un heavy bello tirato con elementi “strani” (folk appunto) un ascolto e’ quantomeno d’obbligo. Per me una delle migliori uscite dell’anno finora. Complimenti a Ridley e a tutto il gruppo per l’eccellente lavoro svolto.