Il nuovo Skylark si presenta al pubblico con tutta una serie di novità sulle quali è bene spendere almeno due parole.
Innanzi tutto, questo non è l’ultimo album della band lombarda. La notizia del possibile split, circolata mesi fa tra i media del settore, è puntualmente smentita dallo stesso Eddy sul nuovo sito ufficiale della band. Altro aspetto di interesse, “Divine Gates Part. III – The Last Gate” chiude la decorata trilogia iniziata con “Gates Of Hell” qualche anno fa, abbandonata al secondo capitolo (“Gates Of Heaven”) e qui ripresa per la terza ed ultima parte. Ancora, l’abbandono dello storico Fabio Dozzo, da tempo nell’aria, diventa realtà in questo lavoro, in cui compare solo ed esclusivamente Kiara. Infine, il ritorno all’ Underground Symphony ed una produzione sonora finalmente all’altezza (complici Tommy Hansen, George Marino e gli studi Zenith, Real Sound e Jailhouse) completano questo esaustivo quadro di presentazione.
Sul versante musicale, questo nuovo album si identifica per forza di cose con il periodo “Gates” della band, in pratica quello caratterizzato dalle influenze speed e sinfoniche. Rispetto ai dischi usciti per Scarlet Records, dunque, l’accoppiata Antonini / Potenti torna a comporre del materiale piuttosto lungo e caratterizzato da l’utilizzo di tempi veloci, in cui trovano spazio anche soluzioni più ariose e le tradizionali dosi di melodia a cui la band ci ha abituato nel corso degli anni. Sebbene la mancanza di Dozzo rappresenti un duro colpo per tutti i die hard fan della band, Kiara dimostra finalmente di aver trovato la propria dimensione in seno alla band, sfoderando una prestazione ineccepibile e decisamente lontana da quelle delle precedenti release. Nello specifico, colpiscono composizioni come “The Scream”, con “Mt. Fuji” già nota ai fanatici della band, “Dying Inside”, “Soul Of The Warrior” e la ballad “Believe In Love”, in cui la passione di Eddy per i vecchi Bon Jovi torna a scalpitare vistosamente. Di rilievo, anche la reinterpretazione del classico “The Heaven Church” che, presente su “Gates Of Heaven” ed interpretato dall’accoppiata Dozzo / Tiranti, ora viene presentato con arrangiamenti più morbidi ed inalterate linee melodiche.
Rispetto ai due capitoli precedenti, però, “The Last Gate” accusa qualche piccolo calo di tensione qua e la (“Hurricane”, “Time”, “A Story Not To Tell”), risultando in linea di massima l’episodio meno entusiasmante della serie. Il valore medio dei brani, se rapportato alle produzioni del periodo Scarlet, è comunque di qualità e segna un netto miglioramento rispetto agli altalenanti risultati del recente passato. Quello che dispiace, è constatare solamente ora una produzione di livello per una band che, con i propri migliori lavori come i già citati “Gates” e l’ottimo “Dragon’s Secrets” non ha potuto raccogliere, almeno qui in Italia, i consensi che meritava.
Un disco discreto, che vede uscire bene la band da un periodo decisamente travagliato e pieno di cambiamenti importanti. Peccato non abbia la briosità dei migliori Skylark…