Ci risiamo: gli Skylark sono come la gramigna, non muoiono mai. Anzi ogni tanto si torna a sentir parlare di loro. Si amano o si odiano, purtroppo per loro non esiste una via di mezzo. Ecco dunque che la band capitanata da Eddie Antonini torna a far parlare di sé con un nuovo album di power/speed metal.
Ho ascoltato durante questi giorni più e più volte “Wings” (questo il titolo del cd), ma ogni volta mi risulta sempre più difficile riuscire ad arrivare alla conclusione dell’album. La proposta degli Skylark è purtroppo sempre la stessa: parti veloci alternate ad altre più lente, in cui il pianoforte/tastiera è sovrano indiscusso, e accelerazioni incredibili che di punto in bianco spezzano del tutto l’armonia e il feeling (a volte davvero splendido) creato durante il pezzo, e sempre e solo questo benedetto Belzebù la cui presenza è riscontrabile in un buon numero di canzoni.
Mi spiace dirlo, soprattutto perché gli Skylark sono una band italiana, ma sono proprio pochi i pezzi di “Wings” che vale davvero la pena ascoltare. Tra questi “Faded Fantasy”, bellissima ballad tutta acustica dal sapore quasi celtico (anche se il riff iniziale assomiglia molto a qualcosa già sentito ma non in ambito metal), in cui le voci di Dozzo e Kiara si intrecciano in un continuo susseguirsi di emozioni stupende. Peccato per il ritornello che riprende la stessa linea melodica di un’altra canzone di “Wings”, ovvero “Belzebù 2”, per riproporla in versione acustica (me la spiegate questa cosa cari Skylark?); “Another Reason To Believe” si basa su una cavalcata tipicamente classic metal e forse è proprio questo che salva il tutto nonostante un chorus a dir poco orrendo. Il gruppo, tuttavia, propone momenti incredibilmente belli e carichi di aggressività e feeling, ma che sono rovinati purtroppo dall’intervento di tastiere troppo alte e dai suoni decisamente bruttini mentre “The Last Ride”, pezzo lunghissimo e velocissimo, ma tuttavia orecchiabile e piuttosto vario, nel suo finale è interrotto per dare spazio a un gran assolo di batteria per merito di Carlos.
Per dirla franca, sembra un demo di ragazzini alle prime armi che, non avendo ancora raggiunto la maturità artistica necessaria per comporre un album ben strutturato, mettono tutte le loro idee nel calderone. Un velo pietoso su “A Stupid Aong”, mentre chiude l’album “When love and hate collide”, cover dei Def Leppard, davvero molto bella e calda impreziosita ancora di più dalla voce di Kiara in quest’occasione non “disturbata” dal cantato di Dozzo.
In conclusione vorrei spendere ancora una parola a proposito della produzione dell’album: semplicemente artigianale. Le chitarre non hanno mordente, e i suoni in generale non sono pastosi e aggressivi. Solamente le orchestrazioni escono molto bene, chissà come mai? Un grande applauso va al cantato di Dozzo, che si dimostra essere un singer espressivo e dotato di gran feeling, e un “brava” a Kiara, anche se è un peccato che la sua voce appaia solo sporadicamente e in questi brevissimi frangenti sia registrata molto bassa e mescolata con il resto degli strumenti.
In definitiva, non ci siamo.