Ricordo ancora le reazioni di tre anni fa all’uscita di “Christ Illusion”: il 90% della critica lo definì come un grandissimo album, un ritorno in pompa magna degli Slayer grazie al figliol prodigo Dave Lombardo tornato provvidenzialmente all’ovile proprio in occasione di quel disco. Ciò che successe dopo fu un graduale, ma accentuato raffreddamento degli animi, tanto che molti hanno riconsiderato la propria posizione nei confronti di quello che, ai giorni nostri, è il penultimo lavoro della thrash metal band per antonomasia (i Metallica non li considero più thrash dal black album in poi). Conseguentemente a queste considerazioni, il presente “World Painted Blood” si ritrova a confermare o smentire le sensazioni del suo predecessore. Bene, allora diciamolo subito: quello che ho per le mani è un gran disco, degno del glorioso passato degli Slayer. Certo, la minestra è sempre quella, ma è proprio questo il bello, visto che da una band immobile (sia su disco che sul palco) come quella californiana non ci si potrebbe aspettare niente di diverso. Non stupisce, quindi, che le canzoni siano furiose, annichilenti ed affilate come rasoi, anche perché non stiamo parlando del gruppetto emo di provincia, ma di una band che si è costruita la propria carriera sulla base di album solidi ed ispirati, tranne rare eccezioni.
Inserendo il disco nel lettore si viene subito travolti da tutta la potenza del riffing assassino della coppia d’asce Hanneman/King nonché dal drumming devastante di Lombardo, qui assoluto protagonista grazie ad un’ispirazione che rasenta l’inverosimile. I brani, poi, sono bellissimi ed uno più violento dell’altro, nonostante siano equamente divisi tra mid-tempo ed up-tempo, cosa che rende il disco più vario di quanto ci si aspetterebbe. Eppure, in tutta questa celebrazione di immobilismo sonoro c’è anche qualche spazio per delle piccole novità, ed ecco che spunta, quasi invisibile tra le altre tracce, “Human Strain” che, col suo break melodico centrale si candida ad essere il pezzo migliore contenuto nei 40 minuti scarsi di “World Painted Blood”. Anche “Playing With Dolls” rappresenta una micro-innovazione, visto che il riff della parte iniziale non è cosa che si sente facilmente dagli Slayer, mentre la struttura è quella della classica canzone nata per esplodere dopo un apparente momento di calma. È bene sottolineare come, invece, “Psychopathy Red” esca inevitabilmente sconfitta rispetto al lotto di brani contenute all’interno del cd, risultando la più canonica e banale canzone presente nel decimo studio-album del quartetto, quasi a voler dimostrare che suonarla dal vivo prima dell’uscita del disco abbia portato i fan a pensare che fosse il piatto forte, mentre invece le sorprese sono ben altre. Insomma, personalmente la considero quasi una sorta di filler, visto l’alto livello degli altri pezzi.
Molto suggestivo, inoltre, il contenuto del dvd presente nell’edizione deluxe di “World Painted Blood”, ovvero un cortometraggio incentrato sulla figura di un serial killer ed accompagnato, nei suoi momenti più violenti e crudi, da estratti di tutte le canzoni presenti sull’album. Insomma, 20 minuti scarsi di puro terrore metropolitano per un fotoromanzo animato che, nonostante puzzi di artificiale, si fa apprezzare in quanto le pretese non sono certo quelle di risultare credibile ad ogni costo.
Concludendo, il lavoro in questione vive certamente di moltissimi alti e qualche basso, ma d’altronde non si può chiedere la perfezione a chi l’ha già raggiunta facendo la storia della musica (non solo del metal) visto che comunque le idee, dopo 25 anni, è normale che inizino a mancare di freschezza. Ma non è questo il punto. Il nocciolo della questione è che, come già detto, dagli Slayer non ci si aspetta altro che facciano quello che sanno fare meglio: devastare tutto a suon di annichilente thrash metal. E dipingere il mondo di sangue non è affatto un cattivo modo per farlo.