Impossibile mettere sempre tutti d’accordo, questo ogni artista lo sa bene, soprattutto quelli che hanno aperto la strada a nuove correnti musicali. È innegabile infatti che i Soilwork abbiano, nel corso della loro carriera, influenzato quella nuova ondata di band che, sotto la bandiera del metalcore, hanno dato vita ad una scena ricca e florida, anche se un po’ troppo statica. Inutile negare anche il fatto che la band di Bjorn “Speed” Strid si sia a sua volta ispirata a questo genere nel corso degli ultimi anni di carriera, nonostante questo non verrà forse mai ammesso dai diretti interessati. La conseguenza di questo fatto è che i Soilwork non vengono presi così tanto sul serio dagli addetti ai lavori, in quanto comunque sembra quasi che abbiano “venduto” loro stessi in favore di un approccio sempre più votato alla melodia che non al death metal vero e proprio.
“The Panic Broadcast” arriva a smentire, anche se solo parzialmente, queste affermazioni con dei brani potenti, duri e di chiara estrazione death, pur mantenendo intatti i punti salienti del sound del sestetto svedese: riffing serrato, stacchi melodici e continui crescendo d’umore. Certo, non sarà questo disco a cambiare il corso della storia del metal, ma questo possiamo dire che i Soilwork abbiano già contribuito a farlo. Ne parliamo in occasione della loro calata italica in quel di Milano con il rappresentante principale del gruppo, quel Bjorn Strid che è anche l’unico membro della line up ad aver vissuto tutta la carriera della propria band, dagli inizi fino ad oggi. Da buon svedese qual è, il cantante è piuttosto chiuso e formale, ma fortunatamente ci scappa qualche anticipazione sul suo futuro ed alla fine ne risulta una persona affabile e simpatica, un tipo con la testa sulle spalle e che sa come ottenere ciò che vuole. A voi le parole di “Speed”.
Ciao Bjorn, inizierei subito questa intervista parlando di “The Panic Broadcast”, il vostro ultimo disco che è uscito ormai 5 mesi fa: che tipo di riscontri avete avuto sia dal pubblico che dalla stampa?
Bjorn: Credo che molti fan ne siano più che soddisfatti, avendo capito e compreso fino in fondo a che tipo di disco si trovano di fronte, cioè un lavoro per certi versi più progressivo e decisamente più tecnico. Per quanto riguarda le recensioni, ne abbiamo avute di molto buone, quindi siamo molto felici di quanto siamo riusciti a riscontrare finora.
Come hai specificato poc’anzi, trovo il nuovo disco più incentrato su strutture al limite del progressive. Si è trattato di una scelta avvenuta in fase di composizione oppure di un processo naturale accaduto durante lo sviluppo dei brani?
Bjorn: In realtà è stata una scelta precisa in quanto ci siamo ritrovati a guardarci indietro ed abbiamo notato che “Sworn To A Great Divide” era un po’ troppo in-your-face, troppo poco ragionato e votato all’impatto. Quello che volevamo era riportare indietro quegli elementi che si erano un po’ persi per strada nel corso delle nostre ultime uscite e la parola d’ordine che ci siamo dati in occasione delle registrazioni di questo disco è stata: sperimentazione. Ogni membro dei Soilwork ne va pazzo perché ha comunque potuto contribuire a creare il sound che è alla base di “The Panic Broadcast” e personalmente non mi sento così soddisfatto di un nostro disco dai tempi di “Natural Born Chaos”. So che è una cosa che si sente dire spesso, ma è la verità.
Di che cosa parlano i testi dell’album?
Bjorn: Beh, ultimamente ho passato veramente dei brutti periodi e fondamentalmente quello di scrivere i testi è il mio modo per esorcizzarli. Sai, hai bisogno di aprirti e di accettare determinate situazioni e di distruggere le insicurezze e, come dice il titolo, il panico. Ovviamente il titolo del disco è direttamente collegato a queste tematiche, puoi essere solo tu a risolvere questo tipo di problemi per te stesso, nessun altro può farlo per te. Magari ti può venire fornito dell’aiuto, ma il passo successivo devi farlo tu.
Durante la vostra carriera siete riusciti a raggiungere l’obiettivo di creare un sound unico, riconoscibile dalla prima nota di ogni vostra canzone. Quanto è difficile bilanciare i vostri trademark con le naturali sperimentazioni che vi proponete di volta in volta che registrate un nuovo disco?
Bjorn: In effetti è complicato perché siamo cresciuti sia come persone che come band. Abbiamo dato vita a questo gruppo quando eravamo dei diciassettenni ed ora abbiamo tutti sui trent’anni, quindi credo che il nostro sound sia maturato a pari passo con i membri stessi dei Soilwork. Quello che posso dirti è che non siamo mai stati persone che si soffermano più di tanto ad analizzare, sappiamo tutti gli elementi che una nostra canzone deve contenere per essere consona al nostro stile: una certa melodia, strutture in crescendo e così via. Non abbiamo mai composto canzoni che contenessero solo una parte del nostro sound, ma ci siamo sempre posti l’obiettivo di creare del materiale il più dinamico possibile.
Finora avete fatto uscire otto album in studio, ma ancora nessun dvd o disco dal vivo. Perché?
Bjorn: Questa è un’ottima domanda! Stiamo solo aspettando il momento giusto per farlo e personalmente credo e spero che i tempi siano maturi: siamo più uniti che mai con una lineup che probabilmente è la migliore di sempre, quindi credo che si potrebbe proprio pensare di far uscire un dvd, un qualcosa di speciale e di dovuto verso i nostri fan.
Come riuscite a lavorare con il fatto che abitate in diversi Paesi del mondo? È complicato comunicare tra di voi e trovarvi per suonare prima dei concerti?
Bjorn: Il problema non è tanto la comunicazione perché comunque internet e le nuove tecnologie in generale permettono di sentirsi regolarmente anche a distanze considerevoli. Il vero nodo della questione è riuscire a fare le prove tra di noi, eheh! In effetti proviamo pochissimo in saletta, giusto qualche giorno prima dei tour, perché comunque Dirk e Peter (batteria e chitarra, nda) vivono negli Stati Uniti, Sylvain (chitarra, nda) in Francia e io in Svezia, quindi capirai che non è così semplice.
Se facessi un giro con la funzione random nel tuo iPod, che musica troverei?
Bjorn: Troveresti moltissimo hard rock e progressive degli anni ’70, cose tipo Deep Purple, Rainbow e così via. Sai, adoro quella musica ed effettivamente di death metal propriamente detto non ne ascolto poi più di tanto. Con questo non voglio dire che non mi piaccia, sia chiaro, ma solo che va a periodi: ogni tanto ho bisogno di tornare alle mie origini, credo sia fisiologico.
Che cosa pensi invece delle band che vi accompagnano in questo tour?
Bjorn: Non seguo un granché la scena metalcore perché non è un genere che mi attira più di tanto. Riconosco certamente che i Soilwork hanno contribuito in minima parte a creare quel tipo di sound… (qui interviene Peter, il chitarrista, nda)
Peter: Mica tanto minima!
Bjorn: …e va bene: abbastanza grande, lo ammetto, eheh! (ride, nda). In ogni caso sono persone che rispetto profondamente e con cui tutti noi ci troviamo a nostro agio, anche perché altrimenti non si potrebbe nemmeno pensare di sopravvivere alla routine di un toru europeo…
Parlando un attimo di te nello specifico, sei coinvolto in parecchi progetti: cosa pensi ti riserverà in merito il futuro?
Bjorn: In questo momento sto lavorando a quello che si supporrà essere il mio primo disco solista, anche se non è ancora detto perché di fatto le persone che collaboreranno con me stanno praticamente formando una band, tra cui c’è anche Sharlee De Angelo degli Arch Enemy. Il materiale composto finora si assesta sull’hard rock di stampo settantiano, quindi piuttosto diverso da quello che avete ascoltato da me finora. Staremo a vedere come andranno le cose, ma sono molto fiducioso in merito.
Cosa mi puoi dire invece a proposito della tua collaborazione con i ragazzi dei Disarmonia Mundi?
Bjorn: Ettore e Claudio sono ragazzi in gamba, dei veri e propri talenti e mi piace molto collaborare con loro. Ora però sarebbe anche opportuno portare dal vivo la loro musica, mi piacerebbe molto. Ultimamente che siamo stati negli Stati Uniti in tour in molti mi venivano a chiedere quando avrebbero potuto vedere dal vivo i Disarmonia Mundi, ma credo che ancora per un po’ non se ne farà nulla, visto che in lineup sono solo in due. Staremo comunque a vedere…
Siamo arrivati all’ultima domanda, Bjorn. Ho letto da qualche parte che in passato ci sono state delle divergenze d’opinione tra voi ed i ragazzi degli In Flames: quanto c’è di vero in questa affermazione?
Bjorn: Assolutamente nulla, lo smentisco categoricamente! Sono tutte stronzate montate ed inventate dalla stampa per non so quale motivo. La prova è la realizzazione dei due video “gemelli” per la nostra “Rejection Role” e la loro “Trigger”. Quando capita che ci troviamo dalle loro parti, vengono sempre a sentirci volentieri e ci capita spesso di fare baldoria insieme bevendo qualcosa e passando una serata in compagnia.
Ok, questa era l’ultima domanda. Ti ringrazio per la disponibilità e ti auguro buon concerto!
Bjorn: Grazie mille e buona serata! Spero apprezzerai il nostro concerto, è la prima volta che vieni a sentirci?
Si, in effetti si…
Bjorn: Allora ci vediamo sotto il palco, eheh!