Dietro il nome Sol Skugga si nasconde quella che, di fatto, potrebbe essere una one-man-band, o meglio, una one-woman-band in quanto tutto ciò che potete sentire all’interno di “Fairytales And Lullabies” è stato scritto e arrangiato da Sol Vikstrom, ovvero colei che si cela dietro il monicker di questa band svedese. Tanto per avere sin da subito le idee chiare, quello contenuto nel disco è un rock semi-sperimentale sulla scia di Bjork, ma con un decimo delle carte in regola necessarie per essere almeno alla pari dell’artista islandese. È proprio questo il punto: c’è tanta carne al fuoco da poter riempire dozzine di album, ma alla fine, tanto per rimanere in tema di barbecue, il tutto si risolve in un fumo nemmeno troppo denso e in un arrosto insipido e poco cotto. Il problema principale è proprio la voce di Sol, una fastidiosa nenia messa in primo piano solo per ribadire che la protagonista è lei soltanto. Tale atteggiamento egocentrico porta “Fairytales And Lullabies” ad essere un album vuoto, atto alla sola e pura celebrazione della cantante. Ciò che ne consegue è un distacco da parte dell’ascoltatore dalla parte strumentale che, invece, è degna di nota per perizia tecnica e qualità d’arrangiamento grazie soprattutto al contributo di Thomas Von Wachenfeldt che impreziosisce i brani con passaggi di violino sempre molto azzeccati.
Insomma, nulla a che vedere con la già citata Bjork, ma un polpettone malfatto di vocalizzi strazianti (in senso cattivo) e malmessi. Nulla di nuovo viene detto in “Fairytales And Lullabies” e, se non fosse per la già citata parte strumentale, questo sarebbe un disco semplicemente osceno ed inascoltabile. Niente all’interno dell’album si salva per intero, nemmeno un singolo brano, e questo la dice lunga sulla risposta alla domanda fondamentale, quella per cui si scrivono le recensioni: “Vale la pena spenderci dei soldi?”. No.