Ci risiamo. Si scrive Soldiers, ma si può più semplicemente leggere come l’ennesimo esempio di hardcore metallizzato da rigido stereotipo. Non a caso provengono da New York e scelgono, per il proprio approdo sulle scene, un monicker, un titolo ed un artwork che non lasciano spazio ad alcun tipo di interpretazione.
Una volta inserito il disco all’interno del lettore la musica non cambia ed ogni impressione avventata diviene realtà. I quattro ripassano, da bravi scolaretti, tutte le regolette imposte dalla tradizione ed in particolare da quel monumento del genere chiamato Agnostic Front. Vengono così proposti tredici brani di hardcore tirato, sudato e, senz’altro, sentito che, nonostante la cristallina passione dei nostri, non riesce mai a convincere a pieno. Inutile riproporre il solito discorso per il quale band del genere danno il meglio in sede live e per il quale non è lecito aspettarsi innovazioni da un disco come ‘End Of Days’, perchè i problemi dei Soldiers sono ben altri. Nonostante una produzione eccellente, infatti, i brani non funzionano ed, utilizzando sempre le stesse armi, raramente arrivano a far male come dovrebbero e vorrebbero. C’è la teoria, c’è un accenno al suo utilizzo tra un sound sempre marcio, un’attitudine pregna di protesta ed i tradizionali chorus in pieno stile newyorkese ma la sostanze e la chimica del vero hardcore latitano pericolosamente. Stupisce che un disco del genere sia proposto da un’etichetta superiore come è la Trustkill, che l’esperienza dei membri (provenienti in parte dai This Is Hell) non aiuti a sollevare l’album, ma ad ogni nuovo ascolto il debutto dei Soldiers scopre il fianco invece di attaccare, affanna invece di rincarare la dose. Tutto ciò causa nient’altro indifferenza in un ascoltatore medio che, in un mercato tanto saturo ed al collasso, non aveva certo bisogno degli eccessivi trentacinque minuti di questo debutto.