I Soniq Theater sono un progetto totalmente nelle mani di Alfred Mueller, una vera e propria one-man-band che oggi arriva al traguardo invidiabile del decimo disco, anche se ancora senza un contratto discografico. A questa mancanza c’è una spiegazione logica e, chi ha già dato un’occhiata al voto di questo disco, potrà capirla con molta facilità, anche se leggere la recensione è consigliabile per comprendere a fondo i motivi. Ma partiamo dall’inizio. Essere una band con un solo elemento porta onori ed oneri, sicuramente più i secondi che non i primi, visto che tutto il peso compositivo e di arrangiamento pesa sulle spalle di una sola persona e, di conseguenza, sul suo unico gusto. Quindi quello che succede è che spesso e volentieri album partoriti dalla mente di un singolo individuo risultino banali e scontati, a meno che costui non abbia un ventaglio di influenze piuttosto ampio. Non è questo purtroppo il caso dei Soniq Theater, visto che la band a cui il polistrumentista che sta dietro al progetto si ispira è sostanzialmente una sola: gli Yes. In questo modo ne esce fuori un lavoro derivativo e privo di spunti veramente interessanti, ma non solo, vista l’ossessiva ripetitività delle soluzioni ed i suoni che sembrano usciti fuori dal peggior midi in circolazione. Aggiungiamo al tutto il fatto che si tratta di un album completamente strumentale ed allora il quadro complessivo è ben chiaro. Vi garantisco che l’ascolto di “X – Unknown Realities”, dopo la metà, si fa pesante ed arrivare alla fine è un traguardo che si festeggia più della maglia rosa. Il fatto che questo sia il decimo album a firma Soniq Theater in 11 anni vuol dire che l’ispirazione certo non manca, ma forse sarebbe il caso di focalizzare meglio l’attenzione sulla qualità che non sulla quantità del materiale scritto. In questo specifico caso, infatti, è avvenuto l’esatto contrario ed è impossibile non tenerne conto.