Quando l’apparenza inganna. Un orrendo e scontato artwork, uno scolastico monicker ed un titolo, se possibile, ancora peggiore introducono l’esordio dei Soul Bleed imponendo, nel recensore di turno, l’idea di trovarsi al cospetto dell’ennesimo demo death metal registrato in cantina in presa diretta su un disco random dei Morbid Angel. Impressione lontana dalla realtà sia nella forma che nella sostanza. ‘Lost Souls’, esordio assoluto dei campani Soul Bleed, è infatti un buon concentrato di metal nella sua accezione più classica e semplice. Il quartetto di Teano propone un lavoro di brevissima durata, visti i soli due brani esibiti, che spinge sui tasti più cari alle sonorità statunitensi degli eighties e vicine a band come Armored Saint e primissimi Metallica. I riff e le strutture puntano tutto su una linearità che prende, piace e li rende riusciti nonostante un certo anacronismo ed un set di idee davvero risicato. Se da un lato, però, l’originalità risulta latente, dall’altro i musicisti in questione sfoderano una prova convincente dal punto di vista del coinvolgimento sia nei ritmi più contenuti dei mid tempos di “Grear Destroyer”, sia su quelli più spinti della successiva “Exchange of Power”. Pezzi dal buon tiro e di facile assimilazione che, nonostante un’immaturità ancora palese, centrano quanto meno l’obiettivo di graffiare e trasportare complice anche il ruvido stile vocale di Matteo Recca. In attesa di conferme più sostanziose e della concretizzazione di sicuri margini di miglioramento i Soul Bleed possono ritenersi parzialmente soddisfatti di una prova utilizzabile come autocritica per dedicarsi al proprio lavoro con più calma e cura. Bravi ed acerbi.