Quartetto padovano già salito alla ribalta degli amanti delle sonorità death nel 2005 con la partecipazione quale gruppo di spalla nel tour italico dei Dismember, i nostri giungono al traguardo del primo album e lo fanno con un lavoro certamente preparato e studiato nei minimi dettagli e che certo si fa notare per varietà e personalità.
I nostri, che più di una volta strizzano l’occhio a gruppi cardine quali i Dark Tranquillity per via delle sonorità (molto) simili, si sono presi molto tempo prima di dare alle stampe questo lavoro, ma il risultato è realmente valido, poichè parte da radici ben piantate nel terreno Death metal scandinavo, ma si dirama poi verso l’hard rock a tratti, che si infiltra nel drumming indiavolato di Sebastiano (vero protagonista del lavoro con sonorità di una precisione chirurgica e di una concretezza realmente notevole) per spezzare il consueto intreccio di growl assatanato, con riff che ricordano quà e là gli anni ’80 el metal, prima di ricadere nel vortice (piacevole e diretto) del death più puro.
Le song si fanno tutte notare, alcune prima, altre in un secondo momento poichè un po’ troppo complesse e ridondanti, ma tutte si rifanno con coerenza alla personalità della band.
Il cantato del singer Enrico Francescato non è variosissimo ma completa le song, arricchendole di pathos, per brani che in definitiva possono a tratti apparire addirittura atmosferici tale è la grinta e il sentimento che le note riescono a trasmettere.
Riff ipnotici e distanti caratterizzano song quali “Astray”, in cui le chitarre di Azzalin e Canella giocano tra loro, a volte disegnando le medesime sonorità altre mettendosi una in primo piano e una sullo sfondo per creare un confronto impari di musica e intensità.
Intensità che mista a cattiveria ed energia pura traspare senza fronzoli in “For Istinct”, in cui i Dark Tranquillity sono decisamente più di un esempio o un’ispirazione, ma ch tutto sommato mette in mostra in maniera definitiva l’abilità di questo combo davvero speciale.
Speciale come “Ephemerald Need”, in cui Antonella Buosi, singer inconfondibile degli Scarecrow supporta in veste di guest (e sovrasta volutamente) il singer, che in questo caso fa da spalla per un certo non originalissimo ma sicuramente efficace brano alla Epica o In Flames giocato tra lo scontro e confronto tra voce clean femminile e growl maschile. Classico ma bello e piacevole da ascoltare.
E se l’inizio del lavoro non lascia troppo ben sperare vista la troppa carne messa sul fuoco in un solo brano (” Reliance in Time” è brano in cui compare growl, cori alla Sistem Of a Down, rallentamenti, accellerazioni, riff pesantissimi e chitarre malate in secondo piano), le cose si normalizzano e divengono più aperte e fruibili nei seguenti brani, per un album di 11 tracce di rara intensità e di ottima fattura.
Lunga vita al Death Metal targato Italia, certi che lavori come questo possano scatenare l’headbanging degli appassionati tanto come i cugini del nord.