Dopo l’abbandono di Neal Morse, avvenuto nel 2002, in molti avevano dato gli Spock’s Beard per finiti, ma i rimanenti quattro elementi della band non si sono affatto dati per vinti, virando il proprio sound verso lidi sempre più rock e meno metal. Se vogliamo fare un parallelo, direi che gli Spock’s Beard assomigliano ai Genesis, i quali dopo la fuoriuscita del loro cantante storico Peter Gabriel (mica uno come gli altri…) hanno arruolato dietro al microfono il loro batterista, tale Phil Collins. Ecco, gli Spock’s Beard hanno fatto la stessa cosa piazzando alla voce il batterista Nick D’Virgilio, dotato peraltro di un timbro abbastanza dissimile da quello del suo predecessore, ma per nulla fuori contesto.
Dalla dipartita del buon Neal sono stati dati alla luce ben 3 dischi e questo “X” è l’ultimo in ordine di tempo ed è volto a celebrare il traguardo della decima uscita in studio, come il titolo dice chiaramente. Ed allora la celebrazione abbia inizio! Ovviamente, come avrete potuto notare, gli oltre 70 minuti di lunghezza di quest’opera si dividono in sole 7 tracce, il che fa presagire a ragione una lunghezza media di queste ultime piuttosto elevata. Trattasi certamente di un comune denominatore del progressive e, in generale, di un ostacolo abbastanza complesso per chi non è avvezzo alle lunghe digressioni, prevalentemente strumentali. Superato tale scoglio, però, ci si trova di fronte ad un’opera magniloquente e di altissimo livello, nonostante si assesti qualche gradino più in basso rispetto alle produzioni della Morse-Era.
Come valutare, quindi, “X”? Non v’è dubbio alcuno che si tratti di un ottimo disco e, se venisse estrapolato dal contesto della band che lo ha partorito, potremmo quasi parlare di capolavoro, ma invece gli Spock’s Beard sono stati in grado di dare alla luce album di caratura maggiore rispetto a quello attualmente in esame. Ed allora il decimo disco in studio della band americana si colloca nel mezzo, tra quei lavori buoni, ma non eccellenti, che servono giusto a spezzare l’attesa per il capolavoro vero e proprio. Disco di transizione.