E’ sempre un onore per me scrivere qualche riga su uno degli artisti più affascinanti del giorno d’oggi; Steve Vai.
Un’artista in continuo mutamento amante delle sperimentazioni, della spiritualità e della musica nel suo significato più ampio e profondo. Nella sua carriera ultra ventennale Mr Vai non ha mai composto due album uguali, questo è un dato di fatto… e forse proprio per questo riesce sempre, ad ogni sua uscita discografica, a dividere critica/pubblico in due. Ci riuscirà anche con questo nuovo “Real Illusions: Reflections”? Staremo a vedere.
In questi ultimi anni Steve ha creato una vera e propria famiglia che lo accompagna in tour, e una piccola parte di questa anche in studio… vedi Billy (non ha bisogno di presentazioni) e Jeremy Colson (dei restanti MacAlpine e Weiner è presente comunque una foto nel booklet, nonostante non abbiano partecipato a quest’album).
L’essere oltre la musica e, come dicevo prima, l’amore per le sperimentazione, fanno nascere questo nuovo disco che, nella carriera di Steve, è uno dei più difficili da digerire. Difficile esprimere opinioni concrete per ognuno degli 11 brani qui proposti; ognuno rappresenta un episodio a se stante che attinge a piene mani dal passato corretto in chiave moderna. Forse è l’unica definizione adatta, o forse non ne esiste una sola che possa andar bene. Orchestrazioni, effetti, percussioni, sitar elettrici, sassofoni, trombe e addirittura un’arpa rendono ognuna delle 11 composizioni originale e perchè no, attraente.
Immancabili gli echi folli del maestro Zappa (vedi “Firewall” su tutte), immancabili le incursioni nel jazz, immancabili i fraseggi dal sapore sintetico che contraddistinguono già da un bel pò il modo di suonare di Steve e immancabili quelle armonie orientaleggianti che danno al tutto un sapore quasi mistico, spirituale. Impossibile non restare prima spiazzati e subito dopo affascinati da brani come “Building The Church”, “Dying For Your Love”, “I’m Your Secrets” o “Lotus Feet” (l’immancabile “7th Song” presente in ogni suo album) o dalle stranezze inquietanti che ci avvolgono ascoltando “Firewall” e “Yai Yai”. Ce n’è anche per coloro i quali adorano Steve per la sua infinita tecnica chitarristica in “Under It All”, “Freak Show” e… beh un pò dappertutto a dire il vero!
Ascoltare, ascoltare e riascoltare è la chiave per apprezzare, ve ne innamorerete.