Dopo nemmeno due anni dal precedente “Polaris”, gli Stratovarius tornano sul mercato con “Elysium”, nuovo disco di inediti nonché tredicesimo studio album della band.
Dopo l’abbandono di Tolkki, la line-up è confermata e consolidata, con Matias Kupiainen a prendere le redini del gruppo: è infatti il giovane chitarrista finlandese a imporsi come maggiore compositore e come produttore di questo nuovo disco. Rispetto al precedente “Polaris” che si presentava come un disco piuttosto variegato, con brani lenti e keyboard oriented, questo “Elysium” si manifesta come un disco più classicamente power, in cui i pezzi più tirati e diretti hanno una certa predominanza.
Si parte col singolo Darkest Hours, brano tipicamente catchy che si fa apprezzare per il taglio decisamente melodico e per il bel coro di facile presa. Si prosegue subito con due brani in pieno Strato-style: il primo, Under Flaming Skies, brano power che si sviluppa in crescendo fino ad esplodere nel ritornello semplice ed efficace così come il classico e breve solo di chitarra. Il secondo, Infernal Maze (già presente nel singolo), è uno dei miei brani preferiti del disco: parte lento, con la voce di Kotipelto supportata da cospicui cori, per poi esplodere nella sua furia power. Ottimo coro che sviscera un eccellente Kotipelto alla voce; centrata completamente anche la parte solista che ci riporta ai vecchi tempi dei “duelli” chitarra/tastiere, davvero ben fatto! Fairness Justified è uno dei brani che si stacca maggiormente dal sound del disco, grazie a un incedere lento e cadenzato che arriva fino al ritornello dove troviamo il buon Timo a duettare con dei cori quasi “solenni”. Stesso discorso per Lifetime In A Moment che inizia con un sottofondo di cori da chiesa che lasciano spazio a un riff ripetitivo e pesante che si alterna con tastiere “effettate” che possono richiamare alla mente la struttura di un altro grande brano del passato, The Abyss Of Your Eyes. The Game Never Ends e Event Horizon ci riportano su sentieri più classici grazie a ritmiche ficcanti e a melodie vincenti, nel pieno stile della band. Move The Mountain è l’unica ballad dell’album, e devo dire una delle migliori degli Stratovarius degli ultimi anni: suadente, dolce, con un coro irresistibile impreziosito dalla superba prestazione di Kotipelto, specie nel finale. Ottimo anche il solo di tastiere ad opera del keyboard-wizard Jens Johansson. Ma il piatto forte di “Elysium” è in chiusura, la title-track, suite di oltre 18 minuti. Brano (per forza di cose) dalle molte sfaccettature, che trova un perfetto equilibrio tra il riff di chitarra portante e le tastiere. Il lungo coro si alterna a solo vorticosi per poi lasciare spazio a un riff più duro che riprende la parte della strofa. Finale lento e solenne, con cori bombastici, a suggello di una prestazione magnifica da parte della band tutta!
Pur perdendo un poco dell’“imprevedibilità” di “Polaris”, “Elysium” farà la felicità degli amanti del suono più classico e power degli Stratovarius, i quali, dal canto loro, calano l’ennesimo asso nella loro lunga discografia riconfermandosi di nuovo al top, maestri indiscussi del metal melodico. Avanti così!