Gradito ritorno degli Styx dopo un bel po’ di tempo dal precedente “Brave new world” del 1999, ritorno gradito soprattutto perche’ caratterizzato da un disco bello e convincente, un ritorno al pomp rock tipico dei nostri. “Cyclorama” e’ un lavoro libero da quelle piccole incertezze che hanno caratterizzato la produzione piu’ moderna degli Styx, gruppo che, e’ bene ricordarlo, ha alle spalle una carriera che pochi possono permettersi di sfoggiare. La partenza del disco e’ ottima, gia’ le prime tracce ci mostrano una verve forse inaspettata per Shaw e soci, “Waiting for our time” e’ una canzone vocalmente azzeccatissima, il riff portante e’ tanto semplice quanto “corposo”, garantendo al brano melodia e impatto. Molto particolare il “divertissement” costituito da “Kiss your ass goodbye” un brano in stile quasi Offspring, ad un primo ascolto si rimane un po’ interdetti, pero’ il brano e’ piacevole e scorre bene, azzeccato il testo. Con “These are the times” si torna su territori piu’ ortodossi e consoni al gruppo, e gli Styx ci regalano una eccellente canzone, una delle migliori del lotto. Un brano decisamente riuscito quindi, ma non e’ certo il solo in questo disco, dove le ottime chitarre si fondono alle sempre irresistibili perizie vocali dei nostri, in particolare dell’ex Damn Yankees, Tommy Shaw, qui in versione quasi camaleontica nel suo ruolo di prima voce. E’ ancora Shaw a farla da padrone su “Yes I can”, altro brano decisamente degno di nota, una ballata in classico stile Styx (non siamo ai livelli della splendida e, relativamente recente, “Boat on the river” ma neppure molto lontani) che aggiunge molta emozione all’ascolto del disco, un brano che riesce a riportare alla mente momenti passati del gruppo, alcuni dei quali indimenticabili per quanto belli e musicalmente appaganti. Uno dei vezzi piu’ ricorrenti del gruppo e’ l’uso di una certa teatralita’ nell’impostazione di alcuni brani, la voglia di utilizzare le grandi capacita’ espressive di Young unite al suono pomposo e arioso vengono alla luce in modo netto su “More love for the money”, altra canzone sicuramente ricca di riferimenti ai primordi del pomp rock di cui gli stessi Styx hanno contribuito a scrivere le pagine migliori. Un disco adulto questo, maturo e suonato, al solito, benissimo. Non troverete nulla di innovativo targato Styx, ma se cercate un disco di ottimo rock, un disco suonato con classe e cantato benissimo lo avete trovato. Per concludere permettetemi una piccola digressione su Tommy Shaw e James Young, due artisti forse non troppo conosciuti dal grande pubblico, ma capaci di cose eccellenti, il primo ha fatto decisamente bene ovunque e’ andato, a partire proprio dagli Styx, passando per i Damn Yankees, precedentemente citati, in tandem con Ted Nugent, per finire con alcune parentesi soliste di tutto rispetto. |