Il brutal non è certo musica che appassiona molta gente e molti pregiudizi spesso nascondono al pubblico il genio e la capacità tecnica di gruppi che riescono ad esprimere con i loro album delle idee compositive ben oltre la media.
E’ il caso degli statunitensi Suffocation, autori di un album veramente spaccaossa e nello stesso tempo incredibilmente ultravirtuoso. Genialità e cattiveria pura sono il motore di questo gioiello del brutal death, un lavoro che rende davvero onore alla band di New York che finalmente puo’ godere di una produzione sicuramente migliore del loro esordio “Human Waste”, e dei successivi “Effigy Of The Forgotten” e “Breeding The Spawn”, anche se un po’ con troppi bassi, ma si possono scorgere tutti i pregi di un songwriting mai banale e ricco di sperimentazioni e tecnicismi. La produzione è affidata al mago Scott Burns che assicura al disco un suono netto per tutti gli strumenti che permette al combo americano di dare il meglio di sè sia nei passaggi piu’ intricati e iperveloci che in quelli piu’ lenti.

Si inizia con la title track dove si mettono subito le carte in tavola: Doug Cerrito (ora con gli Hate Eternal dell’ex Morbid Angel, Eric Rutan) e Terrance Hobbs comandano la scena con il suono devastante e precisissimo delle loro chitarre mentre Doug Bohn trascina la song con un drumming veramente potente.
Le particolarità si notano subito: due improvvisi break con i seguenti cambi di tempo, la velocità alternata al ritmo cadenzato, gli assoli veloci, a volte melodici e tecnicissimi. A seguire le velocissime e complicatissime (da suonare) “Thrones Of Blood” dove alcuni spunti meldici irrompono nei vari mid-tempos e “Depths Of Depravity”, dove si fa notare il basso di Richards. Penso che assieme alla track iniziale esse costituiscono la parte migliore del cd anche se vorrei citare in particolare “Torn Into Enthrallment” il cui intro arpeggiato è solo il preambolo di un pezzo sicuramente devastante.
Le altre song non si distaccano di molto dallo stile del combo statunitense e non vi sono alcuni momenti in cui il gruppo si abbandoni alla semplice esecuzione di due o tre accordi.

Il Cd è straconosciuto dagli amanti del death e chi non ce l’ha farebbe meglio a procurarselo in ogni modo. Imperdibile… se non altro per il grande sfoggio di tecnica che li posiziona tra i veri shredder del genere.
E la notizia che il gruppo si sia riformato recentemente con la formazione originale (Cerrito a parte) è per me motivo di gioia e trepidante attesa che spero non venga tradita.

Davide “Mad” Mancini

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