Nuovo album per i Suidakra, che confermano ancora una volta la loro classe e quanto di buono avevano creato con il precedente “Command to charge”. La band, abbandonate completamente le sonorità degli esordi, tesse con sapiente mano e perizia una fitta trama musicale che raccoglie il death metal di stampo svedese, potente, ma sempre melodico, con momenti folkloristici, dal sapore tipicamente celtico, realizzati con l’utilizzo di strumenti tradizionali (è il caso della splendida “Forth – Clyde” dove le cornamuse fanno nuovamente la loro comparsa) ed evocativi arpeggi di chitarra che creano emozionanti brani acustici come “The ember deid (part II)”, la successiva “Ramble” o ancora la conclusiva “Farewell”, con un titolo davvero azzeccato per chiudere alla grande questo disco e dare l’arrivederci al prossimo album.
“Caledonia” è un album camaleontico, dalle mille sfumature, difficile da apprezzare già dal primo ascolto ma sicuramente capace di rapire l’ascoltatore proprio grazie alla capacità dei nostri di fondere insieme un buon numero di generi diversi. Ancora una volta a farla da padrone sono le linee vocali, un perfetto mix tra growls estreme e parti pulite, quest’ultime davvero evocative, sembrano riportare con la mente indietro nel tempo soprattutto perché usate durante i momenti acustici o meno aggressivi dell’album. In “Caledonia” coesistono capitoli per tutti i gusti, che riusciranno a soddisfare diverse categorie di pubblico: si parte, infatti, con un ottimo brano come la lunga opener “Highland hills” capace di mescere momenti acustici con parti più heavy ed estreme, si prosegue con l’incedere più allegro e dinamico di “A blackened shield” per arrivare alla compatta e marziale “Dawning Tempest” molto spesso interrotta da inserti di cornamusa che spezzano prepotentemente l’andare dell’album. L’incredibile capacità dei Suidakra di riuscire ad intagliare momenti sinfonici e stacchi “scozzesi” nei loro brani è sorprendente e “The IXth legion” ne è forse l’esempio più lampante grazie all’ottimo rincorrersi, ancora una volta, di furiosi stracchi death con break che vedono le cornamuse protagoniste assolute. Da segnalare è infine l’ottima “The distant calt”, forse il brano maggiormente sperimentale di tutto “Caledonia”, si rivela come una semiballad incalzante ed orecchiabile costruita su passaggi epici ed efficaci riff di chitarra di stampo folkloristico.
“Caledonia” è un album di non facile ascolto e probabilmente potrà deludervi durante i suoi primi ascolti. Tuttavia se saprete fare vostre queste melodie troverete un disco capace di trasmettere adrenalina e al tempo stesso di incantare grazie a momenti malinconici e sognanti che vi riporteranno ad un tempo ormai perduto.