“Command To Charge” è il nome del settimo lavoro dei Suidakra, gruppo conosciuto per la sua maschera variopinta, dove i colori provengono da più branche del metal. La veste che oggi indossano questi musicisti non può che riconfermare tale fama, anche se le tracce black sono ormai svanite nella mischia. Il tessuto da cui è formata questa musica mostra un complesso intreccio di fili death metal, fondamentalmente di marchio svedese, potente ma sempre melodico. La trama è poi impreziosita da ricami folkloristici dovuti all’utilizzo di strumenti tradizionali (compaiono per la prima volta le cornamuse) e arpeggi acustici che rendono più onirica ogni sinfonia. La voce è un altro degli elementi chiave e più ricchi di questa musica, nella sua danza fatta di passi pesanti e profondi alternati con sapienza ad altri leggeri e modulati in chiare sillabe.
Tale tessuto porta al confronto con altri nobili e astuti novellatori, i finlandesi Sentenced, qua rievocati nell’età di “Amok” per le parti estreme, che qua però sono sempre accompagnate da altre dolci e sognanti.
La bellezza di questo album è modellata infatti dalla perfetta alchimia fra tecnica, possanza e melodia che poche volte viene raggiunta con risultati così positivi e brillanti, che potranno soddisfare diverse schiere di metallari, da quelli avvezzi a suoni estremi e aggressivi a quelli più suggestionati dalle liriche epiche e dalla magniloquenza del power. Questo perché in “Command To Charge” ci sono capitoli per tutti i gusti, dalle marce compatte e pregne di adrenalina di “Decibel Dance” e “Second Skin”, alle soste scozzesi di “Haugh Of Cromale” (con un inizio davvero energico) e “”Dead Man’s Reel” (strumentale), alle ballad tolkeniane (non per la tematica, ma per l’atmosfera alla Blind Guardian) come “The Alliance” o “Gathered In Fear”. Tale varietà di stili porta inevitabilmente a una narrazione molto dinamica, che passa con facilità da istanti di tempesta e battaglia ad altri di quiete e rilassatezza, adatta ai bardi e alle loro storie.
Se questa abilità metamorfica può essere positiva per una certa fetta di pubblico dalle vedute più sconfinate, porta inevitabilmente con sé il rischio di non essere capita dagli ascoltatori più ortodossi e avversi alla convivenza di molteplici suggestioni in un’unica creatura.
L’album presenta anche una traccia fantasma, la cover di “Moonlight Shadow” di Mike Oldfield (che sinceramente stona con la tipologia dell’album…) e due video di due brani eseguiti in sede live: il primo è “Reap To The Stoarm” dal nuovo album, il secondo è “Morrigan” tratto da “Lays From Afar” del ‘99, dove si possono ancora sentire le linee black metal che possedevano i vecchi pezzi.
In definitiva “Command To Charge” è un album capace di trasmettere adrenalina, ma in grado anche di incantare grazie ai momenti malinconici e sognanti presenti nell’album. Un album non facile da recepire al primo impatto, ma che una volta assorbito si manifesterà in tutta la sua preziosità.