Avvengono cose strane nell’universo metal negli ultimi anni… vengono associati a questo genere dischi che negli ’80 sarebbero stati infamati, a questo mondo vengono fatti risalire dischi “bastardi” che non si possono “affiliare” ad altri generi, ma che di metal non hanno piu’ nulla… Pensiamo all’avantgarde… forse dischi come “Perdition City” degli Ulver sono metal? Non direi proprio, eppure e’ cosi’ che vengono catalogati, ed e’ agli “ascoltatori di metal” che questi dischi spesso si rivolgono (va pero’ detto anche che la figura di chi ascolta metal si e’ evoluta negli anni, e l’attuale “ascoltatore di metal” e’ in genere molto diverso dal “metallaro” di diversi anni fa…).
Bene, io mi ritrovo appieno in questi dischi, ascolto molto piu’ queste cose che il metal “propriamente detto”, e “Julian” fa parte proprio di questa categoria “di frontiera”. Questo “Julian” e’ un lavoro che deve molto al gia’ citato “Perdition City”… Cosa c’e’ dunque in questi quasi 40 minuti di musica? Molto… tante emozioni, tanta ricerca… cose tipiche dell’avantgarde: pianoforti atmosfericissimi, stacchi di elettronica, voci emozionali, influenze jazz e ambient.
Ci vuole un po’ per entrare in questo album, ai primi ascolti non mi convinceva, e l’opener “Comedy/Drama” e’ il pezzo meno riuscito del lotto, con quel suo ritmo un po’ altalenante e quasi autoironico, ma non del tutto riuscito… gia’ con “Second opinion” pero’ le cose cambiano, l’elettronica si fa piu’ spavalda, l’atmosfera diventa piu’ inquieta ed allo stesso tempo piu’ “sorniona”, l’influenza del trip hop si fa piu’ marcata… e poi si arriva a “But… that was before”, e questo e’ l’apice del disco!!! Un pianoforte dolce e malinconico apre un brano sul quale subentra poi un’interpretazione vocale molto sentita, un crescendo sul quale si inseriscono degli archi molto discreti e poi, a meta’ brano, dell’elettronica molto evidente, ma delicata, perfettamente in linea col brano… signori, questo e’ un gran pezzo!!! In qualche maniera si potrebbe assimilare ad una “Porn piece or the scars of cold kisses” degli Ulver (da quel gran disco che e’ “Perdition City”), e scusate se e’ poco!!!
Non si fa in tempo a riprendersi che un ticchettio ci trasporta a “Great day, great day”, altro brano notevole dove il pianoforte la fa da padrone, con le sue atmosfere un po’ malinconiche, ma calde, dal forte retrogusto ambient (richiama un po’ gli In The Nursery di “Hindle Wakes”, seppur le sonorita’ siano meno retro’). Si ritorna poi ai brani piu’ “sornioni” con “Pure Insipartion”, dal bizzarro andamento saltellante e dalla strana interpretazione vocale, pezzo curioso ma meno riuscito dei due che lo precedono.
“Old man’s ego” e’ di nuovo piu’ inquieto, con un pianoforte un po’ cupo sottolineato da dell’effettistica elettronica che rende il tutto un po’ piu’ schizoide, i quasi 6 minuti di questa composizione sono alla fine parecchio inquieti e catturano l’ascoltatore portandolo nel loro mondo. Segue “Julian just died”, il pezzo che ai primi ascolti mi aveva piu’ colpito (soprattutto per via di un ritornello che si stampa subito in testa), ma che poi ho ridimensionato in favore di altri brani. Con “Sense and possibilities” si torna ad atmosfere piu’ allegre, c’e’ una specie di positivita’ in questo brano, che lotta con le parti un po’ piu’ oscure uscendone vincitrice, bel pezzo!!
“Audition” chiude infine il lavoro, ci troviamo ancora una volta di fronte ad un brano intarsiato da un’elettronica “positiva”, un po’ malinconica ma calda, il disco si chiude poi con un applauso…
Bello questo “Julian”, insomma. Certo, non e’ un disco per tutti, bisogna essere “open minded” per apprezzarlo, ma se non vi dispiacciono i dischi “atmosferici” che utilizzano pianoforti ed elettronica per mischiare malinconia e calore dovreste dargli un’ascoltata, potreste scoprire un disco che fa per voi.
Ah, neanche dirlo, se siete metallari old style statene alla larga… io intanto mi rimetto su “But… that was before”… bella sorpresa questi greci!!!
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