In tutta sincerità, dopo aver sentito più e più volte questo “The Odyssey”, mi sento di dirvi che non è altro che un disco manieristico, autoderivativo e privo di idee fresche, anche se so per certo che verrà incensato dalla maggior parte della critica e dai fans..
Benché i Symphony X abbiano composto dischi bellissimi come “The Divine Wings Of Tragedy” e “Twilight In Olympus”, non hanno mai speso energie per evolversi musicalmente e, infatti, i loro due ultimi lavori, “V” e questo “The Odyssey”, non si discostano molto da quello che hanno proposto in passato.
Il più grande problema che ho riscontrato in questo ultimo lavoro del quintetto statunitense risiede nel riciclo delle melodie e dei temi, già ampiamente sviluppati nei passati album: ad esempio non è raro infatti, scoprire come le linee vocali dei ritornelli siano già state abbondantemente usate in passato, ed allo stesso modo le ritmiche di chitarra sono tutte troppo simili (anche all’interno di questo stesso album).
Nonostante tutto, i cinque americani si dimostrano ancora grandi musicisti, specie il bravissimo Russen Allen (forse uno dei migliori cantanti heavy metal con Jorn Lande e Daniel Gildenlow) ed il mai troppo lodato Micheal Pinnella (anche se la sua vena sinfonica incomincia un po’ ad essere ripetitiva..), mentre, parlando di Michael Romeo, non posso far altro che incensarne la tecnica e criticarne la fantasia..<br
Passando ai pezzi, mi pare logico dire che il brano più bello non è altro che “Accolade II” (ci credo, usa le melodie dello stesso bellissimo brano tratto da TDWOT!), ma, sinceramente più che un brano nuovo mi sembra la fusione di “Accolade I” e “Communion And The Oracle” (tratto da “V”), visto che tutti e tre pezzi usano melodie comuni… Gli altri pezzi, come “Inferno ” e “Wicked”, non mi hanno troppo impressionato, dal momento che le chitarre , come ho già avuto modo di dire, si assomigliano tutte ed i ritornelli sembrano quelli dei dischi vecchi incollati sopra a delle parti nuove. In più la produzione mi pare piuttosto peggiore rispetto a quella di “V”, specie per quanto riguarda i suoni della batteria.
Avrei dato un insufficienza al disco, ma l’ascolto della lunghissima title track ha risollevato il mio giudizio: infatti possiamo trovare buoni spunti sommersi negli oltre 20 minuti di canzone e devo dire che nel complesso risulta molto più piacevole di quanto lo sia il resto dell’album.
Tirando le somme ho gradito due canzoni su otto che, in definitiva, sono quasi 30 minuti.. quanto basta per una sufficienza abbondante!
Rimango comunque dell’idea che il prodotto farà impazzire tutti gli amanti della band americana (in fin dei conti anche i fan dei Dream Theater sono pronti ad incensare ogni loro nuovo lavoro..) e gli amanti del cosiddetto “regressive” metal (termine che la dice tutta sulla progressività del quintetto..).
Se tenete il santino di Romeo in camera da letto, se Jason Rullo è il vostro sogno erotico ricorrente, bene, accattateville ‘sto disco e godetevi le masturbazioni musicali dei nostri amici; Se invece già “V” non vi era piaciuto, non vi piacerà nemmeno questo… garantito!
Se invece non conoscete la band, cosa piuttosto difficile, il mio consiglio è di prendere l’ultimo “V” (ottimo surrogato dei dischi precedenti) e, successivamente, “The Divine Wings Of Tragedy”.. Onestamente questo “The Odyssey” lo lascerei nel bancone del negozio.