Dopo una lunga gavetta i Takara giungono all’agognato sesto album, dopo una altrettanto lunga pausa durata sei anni.
Il gruppo ha subito nel corso degli anni numerosissimi cambi di formazione, nell’ultima delle quali sono presenti Gus Monsanto, presente nei Revolution Renaissance di Timo Tolkki e Bjorn Englen e Patric Johansson (ex Yngwie Malmsteen), nonchè il chitarrista e fondatore Neal Grusky.
Da segnalare inoltre la partecipazione di Jeff Scott Soto in qualità di corista.
La musica dei quattro è un discreto Hard Rock, molto orecchiabile e banalotto a tratti AOR, che troppo ricorda band decisamente più famose e che difficilmente riuscirà ad emergere nel marasma di pubblicazioni.
La produzione, veramente discutibile, non fa che peggiorare il songwriting deficitario e anche l’esecuzione non è delle migliori. Probabilmente si è cercato di assemblare al meglio tanti pezzi rastrellati quà e là dandogli una minima parvenza prog, che però ha il solo effeto di far storcere il naso da quanto suona stonata.
Si parte malissimo con i primi due brani Angel Of Lies e Final Warning, e si recupera pian pianino in c rescendo partendo da 555 passando per la meglio riuscita del lotto Spotlight. Passabili la melodica This Story Has to Be Told, la più grintosa Looking for Salvation e la ballata This Photograph.
Per il resto canzoni forse passabili ma che nulla lasciano all’ascoltatore, se non forse un po’ di noia.
Un album assolutamente sotto tono, sotto quasi tutti i punti di vista.