Sempre più lontano dallo stereotipo di genere di nicchia, il post-core sta negli ultimi anni raggiungendo proporzioni e fruibilità sempre maggiori. Inevitabile dunque che, al pari di capostipiti ed intoccabili guru, comincino a spuntare una serie innumerevole di band “ispirate” talvolta godibili, talvolta anonime, talvolta totalmente inascoltabili. Alla prima categoria appartengono, senza dubbio, i giovani Tephra, formazione tedesca giunta al proprio secondo album con ‘A Modicum of Truth’.
Ispirati, in maniera massiccia e mai occultata, a soliti mostri sacri come Cult Of Luna e Neurosis, i ragazzi di Beaunschweig fanno di tutto per evitare che il loro prodotto venga ad essere un’inutile imitazione del lavoro altrui. Il risultato, pur con qualche eco dovuta ad influenze pesanti come macigni, è comunque apprezzabile in undici brani che, nel mescolare dinamicità e sensazioni drammatiche, non perdono mai di vista il proprio filo conduttore. I pezzi sono pervasi da un’anima fortemente malinconica che, pur nella sua negatività, rimane sempre lontana dai canoni più estremi del genere. Complice una produzione volutamente fangosa, infatti, il riffing appare sinuoso e strisciante nel suoi climax che, più che alla potenza, mirano ad un’esasperata emotività. E’ così che nel disco in questione, più che la frenesia degli Unsane, sembra di guardare alla leggera pienezza di un moderno noise-rock impostato su incalzanti cavalcate rotte da momenti atmosferici eterei e sinuosi. In questo contesto, la gracchiante e sgraziata voce di Ercument Kasalar, pur nella sua monotematicità, fa il suo dovere nell’alzare il carico espressivo di un disco sempre valido ed ascoltabile. Un prodotto inficiato da una durata troppo pretenziosa per i temi espressi, lontano dal memorabile ma che, nella sua fascinosa imperfezione, si candida come un gradevole ascolto per gli amanti del genere e di chiunque voglia offrirgli una meritata possibilità.