Quando si parla degli Hammerfall si sa, non c’è spazio per le mezze misure; bollati da qualcuno come manipolo tamarri privi di originalità, aggrappati ai soliti vecchi clichè e incapaci di introdurre nella propria proposta musicale qualsiasi parvenza evolutiva. Altri invece li reputano dei grandi artisti capaci di riportare in voga sonorità date per morte, unita alla capacità di comporre grandi pezzi. C’è un solo fatto incontestabile, l’enorme professionalità con cui la band si cimenta sia in studio che on stage, di cui è prova l’enorme popolarità raggiunta in Germania. Oggi il combo svedese tenta di consolidare il successo raggiunto con un nuovo studio album intitolato “Infected” e qualche inattesa novità! Abbiamo raggiunto il batterista Anders Johansson per saperne di più su questa nuova fatica…

 

Ciao Anders, partiamo dal titolo: “Infetto” da chi o da cosa? Come lo avete scelto?
Ciao, tanti saluti innanzitutto! Beh, il titolo è riferito ad un virus che trasforma gli uomini in Zombie…ma è anche un riferimento a quel concetto di macabro e di morte tanto familiare al metal. E’ stata un’idea di Joacim. Credo sia stato Fredrik (Larsson, il bassista ndr) a venirsene fuori con quest’idea dal momento che lui è un vero e proprio cultore di tutto ciò che riguarda Zombie e simili.

 

La notizia bomba è che Charlie Bauerfiend ha deciso di lasciare la band dopo una collaborazione durata ben dieci anni: come siete arrivati a questa decisione?
All’inizio è stato Pontus (Norgren, chitarrista ndr) a manifestare la volontà di co-produrre il disco…eravamo divenuti consapevoli del fatto che Charlie avesse un’attitudine troppo “tedesca”, tutto era estremamente pianificato nei minimi dettagli fino a rasentare la perfezione…insomma, non era quella che si dice un’attitudine “rock n’roll”. Sai, io sono un batterista dal background blues/jazz e non mi piaceva troppo l’approccio di Charlie al lavoro…adesso il tutto è un po’ più fluido…

 

Ho ascoltato il disco e mi ha colpito perché non è facile da descrivere ai primi ascolti…richiama sicuramente il vostro stile classico ma sembra essere pervaso da un mood diverso dal solito, un po’ più oscuro…
Sì, penso tu abbia ragione, anche io penso la stessa cosa, anche se se in certe parti c’è del materiale persino più veloce di quanto fatto in passato.

 

Mi ha colpito l’approccio differente di Joachim alle vocals, più profomdo e drammatico, pezzi come “Redemption” e “Patient Zero” sono lì a dimostrarlo.
Joachim su questo disco canta come non ha fatto mai! Gli ho detto di persona in questi anni di provare a cantare su tonalità più basse. Su questo disco ci è riuscito in pieno ma non grazie a me ovviamente, è successo grazie anche ai suggerimenti del James che lo ha spronato a dovere. Devo dire che lo apprezzo molto di più in questa veste, adesso la voce non è più coperta da un mucchio di effetti e puoi sentire come suona veramente. 

 

“Bang Your Head” è un tributo all’omonimo festival tedesco o qualcos’altro?
Sia l’una che l’altra, è un tributo al festival e a ciò che ad ogni occasione ci spinge a ritrovarci e a fare del sano headbanging a suon di metal!

 

Credi che il nuovo produttore abbia inciso sul risultato finale, o esso è più frutto del lavoro della band?
Ci sono ben due produttori fra i membri della band: Oscar e Pontus, mentre James si è occupato per lo più delle vocals e del missaggio. Tobias Lindell invece ci ha aiutato per le parti di batteria.

 

Al Bang Your Head dell’anno scorso Mikael Stanne si è unito a voi per un tributo a Dio. Credi che potrete collaborare ancora con i vecchi membri della band, incluso Jesper Stromblad?
Non ne ho idea, e comunque non c’è niente di pianificato. Magari un giorno Jesper tornerà a collaborare con noi per il songwriting…se si presenterà l’opportunità saremmo ben lieti di coglierla. Entrambi sono due gran persone, comunque, lasciamelo dire.

 

Qual’è il disco degli Hammerfall cui sei più affezionato e perchè?
Adoro “Infected” fra i dischi in cui ho suonato, questo perchè come avrai capito io ho bisogno di suonare in maniera libera. Lavorare in studio con Tobias Lindell è stato fantastico, c’era una bella atmosfera in studio… adoro anche i primi due dischi, c’è una sorta di innocenza fanciullesca su quei lavori unita a genuine vibrazioni.

 

Avete raggiunto un successo crescente negli anni; quali sono i prossimi obiettivi della band?
Beh, come puoi immaginare il successo della band è una cosa che ci rende tutti estremamente felici; sarebbe bello riempire le Arene in tanti altri posti che non siano Svezia e Germania. Questo renderebbe i nostri tours decisamente più interessanti e più facili da organizzare. Anche suonare in posti come l’Antartide sarebbe fantastico ah ah ah! ma abbiamo comunque buoni motivi per essere felici!

 

Parlando della scena power, ci sono in giro secondo voi bands emergenti meritevoli di attenzione?
Bands di talento ce ne sono di sicuro in giro ma non è più così facile scovarle. Le etichette discografiche sono molto più attente ad ingaggiare qualcuno di questi tempi.

 

L’intervista è giunta al termine, un ringraziamento da parte dello staff; puoi concludere come vuoi!
Grazie per l’intervista! Statemi bene!

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