Un grande disco. A volte non servono giri di parole per definire nuove release. E questo è uno di quei casi.
La formazione, danese, che si cimenta da anni nel genere Hardcore, arriva sul mercato con un prodotto fresco e genuino, frutto del perfetto e bilanciato mix degli stili che da sempre appassionano i membri del combo: Hardcore appunto, Death e Black. Un connubio micidiale che spesso però ha fatto cadere band anche più blasonate e dalla maggiore esperienza nell’errore di produzioni squilibrate, pesanti o disfunzionali, poco attraenti e sbilanciate.
Qui invece la personalità dei singoli muscisti viene fuori in maniera preponderante, con suoni essenziali e brutali, veloci e allo stesso tempo pesantissimi, con riff ripetitivi ma pur sempre decisi e complessi in grado di intrigare anche il più esigente degli ascoltatori.
Linee vocali potenti ma curate (e qui entra in scena il produttore ed ex voce degli Hatebreed, Jacob Bredahl, primo a credere nella band fin dal demo di esordio datato 2008) rendono ogni singola song un piccolo mondo violento e duro, con un lavoro di guitars imponente, tra rallentamenti e accellerazioni a ripetizione.
Insomma, un disco frizzante e concreto, frutto di lavoro certosino pur nella sua decisa e voluta ruvidezza, in un unione di Haebreed e Cannibal Corpse, Slipknot e Last Mile, per un lavoro che, a partire dalla grafica ottocentesca riesce a colpire e farsi notare. Un debutto importante per una band che potrebbe essere una delle chiavi del ritorno della musica Hardcore, genere che troppo ha subito negli ultimi anni un po’ di stnchezza e carenza di idee vincenti.