Dopo Coram Lethe, Infernal Poetry e Adimiron, ecco un’altra band degna dell’eredità lasciata dai Death in suolo italico: i The Denial, band proveniente da Altamura nata nel 2001 e recentemente fattasi notare per l’esibizione di spalla ai Coram Lethe. Come tutti i gruppi nei loro primi mesi di rodaggio, eseguono covers dei loro beniamini: Death, Carcass (GODS!) e Slayer, e senza ancora un Demo in uscita, cominciano a prendersi le loro belle soddisfazioni in sede live supportando Novembre, Natron e Pandemia. Dopo alcuni avvicendamenti in line-up, decidono di compiere il fatidico passo del primo demo. Ed ecco che sul finire del 2004 danno alle stampe il cd dal titolo “The Rebirth of Fear”. E pensare che all’inizio non ero molto ottimista; nei primi 20 secondi dell’opener “The Denial (The rebirth of Fear) ”, infatti, ho subito pensato: “ Ecco gli ennesimi cloni di Soilwork e compagnia disgraziata”. Per fortuna mi son dovuto ricredere. Il cd in questione propone un death metal tecnico di chiara influenza Death periodo Symbolic/The sound of Perseverance che risente sì di qualche influenza di matrice svedese (i richiami agli At the Gates e ai Diabolical son più che evidenti), ma si tratta di un semplice contorno che evita di far sprofondare il tutto nella noia assoluta. Ad arricchire le canzoni ci pensano inoltre l’ottima perizia tecnica dei musicisti e un buon senso della melodia, specialmente in “ Beyond the fears “ “ In the Fields of Decease “ oppure nella bellissima “… Ethereal …” dove è messa in risalto la dote compositiva del chitarrista Giuseppe Simone. Troviamo in chiusura, “Confined in Terror“ e “Liars in Wait” altri buoni esempi di mix tre tecnica, potenza e melodia che confermano la voglia di volersi staccare dai soliti schemi rigidi che impone un genere come il Death Metal. La tecnica c’è, le idee non mancano; non posso far altro che augurare ai The Denial di continuare questo percorso nel migliore dei modi.