I The Fall Of Every Season sono la one man band di Marius Strand, che ha scritto e registrato tutto quanto è contenuto in “From Below”, disco con cui debutta. La musica di questo artista è un doom debitore di molte band (gli Anathema di “Eternity” e di “Pentecost III”, i Katatonia meno estremi e gli Opeth più atmosferici, tanto per citare i primi nomi che mi sono venuti in mente), tuttavia dotato di una certa personalità e capace di affascinare. Nonostante la pesantezza del genere i The Fall Of Every Season sono infatti ascoltabili abbastanza “facilmente” e il disco scorre senza problemi non solo nei due brani (“Sisyphean” ed “Escape Of The Dove”) di durata “normale” che interrompono le altre tre canzoni, ma anche nei tre pezzi sopra i 10 minuti (la conclusiva “Her Withering Petals” supera addirittura il quarto d’ora) che occupano la maggior parte dell’album. Il doom di Marius, pur essendo triste e malinconico, tendenzialmente non è rabbioso e soffocante (non lo è quasi mai nemmeno nei momenti in cui il growl domina le scene), e questo dona una certa personalità a “From Below”. Il disco ha perciò i suoi punti di forza nei momenti acustici e nelle atmosfere ricreate, non nella brutalità e nella “cappa nera” come ci si potrebbe aspettare, tanto che diversi momenti suonano addirittura “bucolici” ed hanno un che di quasi positivo (soprattutto le due “tracce intermezzo”, ma non solo loro, che si discostano molto dalle atmosfere tipiche dei dischi doom). Questa scelta risulta a mio avviso vincente, e proprio per questa sua caratteristica “From Below” è il disco del genere che più mi ha incuriosito da diverso tempo a questa parte (anche se va detto che non sono un grande appassionato del doom più lento e soffocante).
“From Below” è quindi un disco che dovrebbe piacere a chi non disdegna il doom meno oppressivo o a chi apprezza le atmosfere dilatate e cullanti spazzate ogni tanto da momenti in cui la “calma desolata” scompare. Un buon debutto per un artista da tenere in considerazione per il futuro.