I The Provenance sono gli autori di “Still at arms length”, un disco molto vario e “difficile” che penso dividera’ parecchio i pareri degli ascoltatori. Abbiamo intervistato Joel Lindell per conoscere anche il punto di vista dei creatori dell’album, ed ecco a voi cosa e’ venuto fuori…
Innanzitutto salve e grazie per l’intervista, presentati pure ai lettori di H-M.it
Ciao, sono Joel Lindell dei The Provenance (batteria e testi). E’ sempre un piacere rispondere alle interviste, quindi grazie a voi.
Partiamo con la prima domanda… “Still at arms length” e’ un disco molto vario e dalle disparate influenze, quanto tempo avete impiegato per concepirlo e registrarlo?
Abbiamo lavorato su questi brani un po’ più di un anno, a differenza di “25th hour…” non avevamo vecchie canzoni da inserire nel disco. Abbiamo anche fatto un po’ di preregistrazione su alcuni dei pezzi prima di entrare agli Oral Majority Studios, così eravamo ben preparati. Per le registrazioni con Roberto Laghi, il nostro produttore, c’è voluto circa un mese ed il risultato è stato fantastico.
E’ molto difficile definire la vostra musica, che e’ un misto di gothic, death, prog, doom e altro ancora. Generalmente siete classificati come un gruppo gothic (io quando vi ho sentiti per la prima volta ho pensato ad una band che suonava come gli Opeth, se fossero stati meno death e piu’ gothic), cosa ne pensate? Come definireste la vostra musica?
Negli anni scorsi abbiamo fatto in modo di creare un nostro sound molto personale, che secondo me si può solo descrivere come “The Provenance”. Forse un tentativo goffo di descrizione del nostro sound potrebbe essere “Gothic Metal malinconico con elementi progressive anni ’70 e parti acustiche con flauto e voci femminili”?
La nostra etichetta chiama la nostra musica “Avant Gothic”, e penso che come descrizione sia abbastanza buona, ma mi sta stretto il fatto di dover appartenere ad un certo genere eccetera. Siamo e saremo sempre The Provenance.
Quali ritenete siano le vostre influenze piu’ marcate (alle quali vi ispirate piu’ o meno inconsciamente)? E quale musica, quali gruppi vi piace ascoltare?
I Provenance possono essere considerati come una band che raccoglie informazioni da tutto, tutti gli stili musicali immaginabili, eventi personali e in sostanza la vita in sé. E’ un bel modo per noi di dar sfogo alla frustrazione quotidiana che altrimenti ci si porta sempre dietro. Abbiamo un approccio di mente aperta verso il fare musica, in cui ogni genere concepibile può saltar fuori dalla superficie Gothic, in cui siamo ancorati saldamente. Ma non riesco a nominare nulla in particolare che abbia ispirato ulteriormente la composizione. Personalmente ascolto un sacco di Tom Waits, i My Dying Bride appunto, Portishead e proprio adesso i Meshuggah. Per gli altri, so che Jonnie ama i Beatles, Cornelius Vreeswijk e i Depeche Mode. Ad Emma piacciono Bjork, i Massive Attack ed i The Gathering. Tobias adesso è immerso in un sacco di bands anni ’70 che appaiono e scompaiono costantemente mentre Joakim ora è il nostro Metallaro con The Haunted, Emperor ed altri.
Quale e’ la vostra concezione del fare musica? Perche’ la fate?
Per divertirci!
Non posso pensare di passare il mio tempo se non con i miei migliori amici, facendo insieme qualcosa di durevole, qualcosa che rimarrà e riporterà ricordi quando saremo vecchi e canuti. Come ho già detto, è anche un modo perfetto per sfogare le frustrazioni ed altre cose della della vita, aiuta a tenere la mente lontana dalle cose. Spero anche che la nostra musica possa mediare attriti ed esperienze di vario genere per i nostri ascoltatori, e per me la musica fa riflettere la gente su molte cose, almeno emozionalmente. Certo, non che vogliamo passare per predicatori, eh.
Trovo che la vostra voce femminile sia davvero interessante, con la sua interpretazione lontana dalla classica impostazione gothic, piu’ varia e non ferma sull’ interpretazione “angelica” di cui ultimamente si tende ad abusare un po’ (voi al contrario insistete di piu’ su una voce “inquieta”, che tra l’altro apprezzo molto); la voce maschile invece non mi ha colpito molto, anzi in certi momenti mi sembra quasi che stoni con il resto, mi sembra un po’ troppo “sgraziata” per la musica che ci sta sotto… che ne pensate?
Sono pienamente d’accordo con quello che dici di come Emma canta. Sembra che ci sia generalmente una bassa opinione delle voci femminili nel metal. Spesso non gli si permette di esprimersi vocalmente e finiscono per essere smorte, senza carattere e prive di qualsiasi interesse.
Per quello che dici invece di Tobias devo dire, anche se personalmente non sono d’accordo, che rispetto la tua opinione perché senz’altro ci hai riflettuto molto.
Quanta importanza date ai testi? Come li scrivete (di getto, lavorandoci molto sopra, …)?
I testi sono importantissimi per i The Provenance; tutti noi vogliamo che i testi accentuino ancora di più le sensazioni che esprimiamo nella nostra musica. Credo fermamente che questo non si ottenga cantando schifezze su spade e draghi come invece sembra che pensino molti altri gruppi metal. I testi devono stimolare il pensiero e, si spera, far riflettere su argomenti disparati.
Per quanto riguarda quanto ci vuole a scriverli per me ci sono grandi differenze: per alcuni testi basta un quarto d’ora, ma in quei casi ci ho già riflettuto e lavorato per un bel po’ nella testa, per altri ho bisogno di sei mesi per sentirmi soddisfatto.
Sebbene appaia chiaro quanto gia’ sia stata percorsa parecchia strada lungo il cammino della formazione del vostro stile personale, credo, a volte, che ancora dobbiate focalizzare bene alcune vostre idee. Quali pensate siano le differenze tra il vostro primo lavoro e questo disco? Vi ritenete molto maturati?
Sì, abbiamo fatto un bel salto in avanti, soprattutto grazie al fatto che sapevamo esattamente cosa volevamo dal disco fin dall’inizio.
Sono convinto che siamo maturati molto musicalmente, come gruppo, da “25th…”. Sappiamo molte più cose, cose come cosa funziona e cosa no e l’idea generale dei The Provenance sono molto più chiare adesso di due anni fa.
Quando abbiamo cominciato a scrivere il materiale nuovo per “Still at arms length” penso che avessimo tutti l’intenzione di farlo più cupo di “25th…”. Invece di concentrarci sulla chitarra e le melodie di flauto abbiamo provato a concentrarci sul fondamento delle diverse canzoni. Spesso cominciando a costruire su strutture di accordi ed altre parti fondamentali. Abbiamo ancora un sacco di strada quando si parla di composizione, è una lotta senza fine, ma con “Still at arms length” volevamo un disco di cui essere fieri e ti garantisco che lo siamo!
Io trovo “Still at arms length” un album molto particolare e un po’ difficile da assimilare, ho l’impressione che qualcuno vi adorera’ e qualcuno vi schifera’, con pochi livelli intermedi tra i due estremi.
Quali sono le vostre aspettative riguardo all’album?
Credo che la tua visione sia molto realistica, ma non dimentichiamo che il nostro fine non è quello di soddisfare un certo pubblico, noi suoniamo soprattutto per soddisfare noi stessi. Se alla gente piace quello che facciamo, è un bel valore aggiunto, ma non è il motivo per cui suoniamo, con quel principio potremmo anche smettere di suonare.
Passando alle aspettative, io personalmente non ne ho; vedremo cosa succede. Finora le reazioni sono state perlopiù positive quindi sembra che la gente gradisca. Ci sono state anche un po’ di discussioni ed anche quella per me è una cosa positiva. Significa che l’album ha avuto effetto sulla gente.
Prima di passare a domande non riguardanti il vostro nuovo disco ci parlate un po’ di “Tearful, bitter, broken”? E’ il brano che piu’ apprezzo dell’album e lo trovo davvero interessante…
“Tearful…” è un brano molto schietto, credo uno dei più facili da comprendere di tutto il disco. Piace anche a me, proprio per questo motivo. Se ricordo bene era uno dei primi brani che abbiamo scritto per l’album e credo che si possa dire che ha impostato gli standard per il resto dei brani in un certo senso, cioè come emozioni ed atmosfere.
Come e’ la vostra situazione a livello di fans? Avete un rapporto stretto con loro? Ritenete che la vostra musica debba dipendere solo da voi o ascoltate anche i loro consigli?
Cerchiamo di tenere i contatti con tutti quelli che ci scrivono ma a volte manca proprio il tempo. Siamo contenti di qualsiasi apprezzamento, ed è molto ispirante sentire opinioni diverse, ma per quanto riguarda lasciarci influenzare dagli altri, la cosa si ferma qui. Penso che sia pericoloso, potresti perdere da qualche parte per strada l’idea originale di cosa vuol dire fare musica. E questo danneggerebbe tutti quelli che sono coinvolti.
Cosa ne pensate di internet come mezzo di diffusione per la musica (non parlo soltanto degli mp3, ma anche delle webzine, per esempio)?
Penso che sia un’opportunità meravigliosa di promuovere la propria esistenza, specialmente per i gruppi piccoli, fornisce i mezzi per avere termini equi nella promozione. Non ho nulla di male da dirne. E’ semplicemente un bel modo per tenersi in contatto con i media ed il pubblico insieme.
Una domanda che immagino vi aspettiate : avete intenzione di fare concerti in Italia?
Abbiamo discusso un po’ con la Scarlet di tour e festival quest’estate, ma finora siamo solo al Sweden Rock Festival il sei, il sette e l’otto Giugno. Ci saranno anche gruppi come Jethro Tull, Uriah Heep e Queensryche.
Spero che si possa mettere in piedi anche un tour in Italia ma dovremo aspettare e vedere cosa succede.
Prima di concludere l’intervista… C’e’ qualcosa che non vi ho chiesto e che ritenete importante?
Non che mi venga in mente, magari adesso sono un po’ stanco. Penso che tu abbia fatto un lavoro magnifico con queste domande… uh, la data di rilascio per “Still at arms length” è programmata per il 27 Gennaio, a proposito. Penso che dovreste dargli un ascolto, è un lavoro interessante e noi del gruppo andiamo molto fieri di presentarlo.
Ora avete un po’ di spazio per dire quello che volete ai lettori di Heavy-Metal.it … e ancora grazie per l’intervista!!
Per restare aggiornati su di noi, non esitate a visitare il nostro sito www.theprovenance.com, o se volete sentire qualche brano dal nostro album andate su www.scarletrecords.it.
A tutti voi un umile commiato finché non ci ritroveremo ancora. Statemi bene per ora e non fate nulla che farei io! Ciao e grazie per la bella intervista.