Sotto la cura dell’etichetta inglese Blackend ecco che tornano con un nuovo lavoro gli italici Theatres de Vampires. Non aspettatevi grossi balzi stilistici rispetto ai loro precedenti dischi in quanto il concept strettamente vampirico e abbondantemente teatrale è ancora parte preponderante di questa release. Nati nel lontano 1994 grazie alla pubblicazione del promo “Nosferatu, eine simphonie des grauens” il combo nostranao ha saputo muovere i primi passi nell’ambiente della musica estrema sapendo sfruttare in modo innegabilmente intelligente il periodo d’oro del melodic black metal, genere in cui i Cradle of Filth hanno imperato per alcuni anni. Proprio grazie (o forse “a causa”…) dei paragoni con il sestetto guidato da Dany Filth i T.d.V. hanno continuato a produrre promo e album fino ad arrivare al tanto aspirato deal con Blackened records.
Musicalmente parlando questo “Suicide Vampire” rappresenta sicuramente un grosso passo avanti rispetto ai precedenti lavori. Composto da otto brani di extreme metal in cui sono le armonizzazioni di chitarra e le tastiere a farla da padrone. E’ difficile parlare di “potenza” nel senso stretto della parola poichè tutti i brani sono caratterizzati da una componetene gotica molto presente che tende ad alleggerire il suono globale rendendo comunque molto interessante il gioco di “equilibratura” tra tutte le componenti strumentali e non.
Nonostante infatti i brani siano un po’ poco “incisivi” bisogna assolutamente lodare il minuzioso lavoro compositivo visto che tastiere, chitarre e voci si intrecciano perfettamente creando un buon feeling. Atmosfere tipicamente Filthiane permeano tutto questo disco e, a distanza di anni ormai, è ancora molto difficile non constatare la grossa somiglianza tra il combo inglese ed i T.d.V. Somiglianza che però gioca a sfavore della band italiana incapace di raggiungere un livello di originalità sufficiente ad allontanare il necessario paragone con i C.o.F.
Tecnicamente parlando il disco non presenta grosse pecche, anzi. L’uso della voce è molto buono e discretamente vario senza scadere in afoni passaggi da growl a scream. Punto di forza del disco credo siano i giochi di tastiera: sempre presenti ma molto equilibrati riuscendo a non essere troppo intrusivi nell’economia globale del suono. La sessione ritmica invece mi ha un po’ deluso, forse a causa della banalità di alcuni passaggi. Una maggiore varietà e un maggiore “estro” da parte del batterista avrebbero sicuramente giovato all’appetibilità dei brani.
Sostanzialmente un buon disco concepito in modo più che sufficiente ma che ancora non riesce a convincermi totalmente a causa della poca mancanza di originalità ed incisività dei singoli brani. Il paragone con i Cradle Of Filth quindi rimane anche per questo disco… a voi decidere l’eventuale acquisto.