Che strani anni i primi ’90..
C’è chi disse “il metal è morto” e chi invece scopre perle di generi nicchia come il doom, che si sta estremizzando e svecchiando per non morire. Questo è il caso di molti gruppi, tra cui i Thergothon. Dopo un paio di demo, nel 1994 arriva questo “Stream From The Heavens”, in cui i suoni dilatati, lenti e apocalittici del doom classico (leggasi Trouble, Saint Vitus, ma anche i Cathedral di “Forest Of Equilibrium”) vengono si estremizzati ma mescolati all’impatto vocale e strumentale del death metal. Iniziando dall’opener “Everlasting”, nonostante la produzione non eccellente, si nota subito il gusto per la sperimentazione, tra cori, growls, tastiere e synth. Il tempo musicale, così come lo si conosce è finito: dopo le prime note non avrete più la cognizione, e sembrerà in tutto e per tutto un viaggio in una dimensione nera e opprimente, ma dannatamente interessante da ascoltare! Si prosegue (a passo rilento), alla prossima traccia, ancora più lenta, se possibile, della precedente. Le nenie chitarristiche cedono lo spazio a pesantissimi riff, marziali quasi, interlacciati da excursus di sintetizzatore. Il viaggio nel “paradiso” continua in modo strumentale, per i 4 minuti scarsi di “The Unknown Kadath In The Cold Waste”, diretta all’unisono da chitarra e tastiere, con qualche raro vocalizzo d’atmosfera, tanto per dimostrare che la band non vuole legarsi alla monotonia. Tocca poi a “Elemental”, brano più melodico dei precedenti, curato moltissimo negli intrecci chitarristici (veramente belli). La sperimentazione continua e “Who Rides The Astral Wings” viene presa e cesellata di synth, accompagnati dalle rocciose chitarre. Chiude questo bellissimo album “Crying Blood And Crimson Snow”, che nonostante la breve durata (rispetto alle altre), riassume tutta l’idea musicale di questo album, dalle chitarre pesanti agli intrecci di armonie, cori, e synth.
Sicuramente una recensione per un album del genere è un po’ restrittiva, un ascolto (anche da un amico, perchè no) è sicuramente necessario, anche solo per una panoramica sui mille generi del nostro caro metallo. Un esperienza che consiglio a tutti, soprattutto a luce spenta.